Cenni storici
La nascita del Rito Simbolico, avvenuta a Torino l’8 ottobre 1859 ad opera della R∴L∴ Ausonia, coincide, come vedremo in seguito, con la costituzione di una vera e propria Massoneria Nazionale, nonché con la realizzazione dell’unità italiana. Infatti prima del 1859 non esisteva in Italia una comunione massonica nazionale.
A somiglianza di quella che era la situazione politica delle varie Regioni – quali già indipendenti, quali ancora soggette a dominazioni straniere – anche nel campo massonico vi era disparità di Logge appartenenti a vari Riti, in maggioranza dipendenti dai Supremi Consigli di Francia ed in misura minore di altri paesi. Per la migliore comprensione di tale processo storico sarà opportuno premettere brevi cenni sulle organizzazioni massoniche che si sono succedute in Italia tra il 1717,data di fondazione della moderna Massoneria, ed il 1859, data di fondazione del Rito Simbolico.
Da Firenze, ove nel 1731 viene regolarmente costituita una Loggia provinciale inglese, la Massoneria si diffonde in altre città toscane, tra le quali in primo luogo Livorno, città aperta – anche per motivi di traffico commerciale – alla ricezione di nuove idee. Questa diffusione della Massoneria in Toscana e la sua estensione ad altri Stati dell’alta Italia viene favorita anche dalla protezione di Francesco Duca di Lorena, più tardi Imperatore d’Austria, iniziato all’Arte Reale il 14 maggio 1731 all’Aja.
La prima Bolla di scomunica del 1735 (“In eminenti…“) provoca la chiusura di alcune Logge, ma non arretra l’estendersi dell’istituzione. Infatti nel 1760 troviamo a Napoli una Loggia provinciale con il titolo “Dello Zelo” fondata dal Grande Oriente d’Olanda praticamente di Rito inglese, che nel 1790 si dichiarerà indipendente sotto il nome di “Gran Loggia Nazionale d’Italia“, ma dovrà sciogliersi in seguito alla Rivoluzione francese. Anche a Palermo, tra il 1762 ed il 1763, troviamo installata una Loggia con il nome di “S. Giovanni di Scozia“, filiazione di una “Mère Loge St. Jean d’Ecosse” sedente a Marsiglia, la quale era riuscita fino dal 1739 a stabilire altre filiazioni in molte città del bacino del Mediterraneo. Nello stesso periodo i partigiani degli Stuart introducono a loro volta in Italia, specialmente in Piemonte e nella Savoia da dove poi si diffonderà fino a Napoli, una Libera Muratoria dagli alti gradi, cosiddetta del Sistema della Stretta Osservanza, la quale in molti casi riuscirà a sostituire la Libera Muratoria di Rito inglese.
La Rivoluzione francese interrompe bruscamente anche in Italia l’espandersi della Massoneria il cui rilancio avverrà poi per merito delle armate di invasione napoleoniche che favoriranno la proliferazione della Istituzione per motivi strettamente connessi alla politica del grande Corso. Numerose Logge vengono fondate con rapida progressione in tutte le Regioni italiane cadute sotto la dominazione o l’influenza francese, e nel 1805 fa la sua comparsa a Milano, introdottovi da Parigi, il Rito Scozzese Antico ed Accettato, con 33 gradi e l’anno successivo quello di Memphis e Misraim con 90 gradi. Il massimo splendore di questa Libera Muratoria, pur con tutte le riserve sul suo carattere politico filo-francese, viene raggiunto con la costituzione del Grande Oriente Italiano fondato a Napoli il 24 giugno 1809 sotto gli auspici e la Gran Maestranza del Fr.·. Gioacchino Murat. Con la caduta di Napoleone la Massoneria dell’Europa di estrazione prevalentemente cattolica ripiomba nel buio. Già nel 1814 Pio VII si affretta ad emettere un decreto che, rinnovando vecchi interdetti contro Liberi Muratori, stabilisce a loro carico pene corporali ed infamanti, subito imitato, nel clima particolare della Santa Alleanza, dal Reggente di Milano, dal Governatore di Venezia, dal Duca di Parma, dal Re di Sardegna, dallo stesso Imperatore d’Austria, dal Re di Baviera, dal Granduca di Baden ed infine dal Re di Napoli. Soprattutto in Italia ha inizio un periodo di vero letargo e l’attività dei Fratelli è costretta a svolgersi in forma del tutto irregolare o attraverso altre Società Segrete che tanto benemerite si renderanno per l’opera dell’unificazione italiana.
Si ritiene superfluo dilungarsi sul sentimento unitario vigorosamente propugnato da tanti nostri Fratelli che in gran numero non esitarono a tradurre il pensiero in azione ed a sacrificare anche la vita nei moti, nelle battaglie, nei colpi di mano di cui è gloriosamente ricca la storia del nostro Risorgimento. Tuttavia, per quanto la carica spirituale fosse notevole in tutti i massoni italiani, le loro manifestazioni anche in campo profano restavano autonome e risentivano della mancanza di un indirizzo comune, di un potere centrale coordinatore a carattere nazionale, che desse effettivamente la dimostrazione del raggiungimento dell’unità fra i massoni e costituisse un buon auspicio per la riunione di tutti gli italiani in un unico Stato indipendente.
Di questo diffuso stato d’animo si resero interpreti alcuni massoni piemontesi che, avendo la fortuna di operare nel cuore della fucina del futuro Stato italiano, nel 1859 ravvisarono la necessità storica di dare vita ad una Libera Muratoria indipendente da influenze straniere. Non è ardito supporre che, nel serrato gioco politico e diplomatico di quel momento, il genio di Cavour abbia intuito l’utilità di questo distacco di una parte della Massoneria italiana dalla sudditanza estera ed in particolare da quella francese. Non bisogna infatti dimenticare che appena un anno prima, e cioè all’epoca degli accordi di Plombiers, le Logge massoniche Scozzesi avevano costituito per Cavour un utile mezzo per stringere legami con la Francia e persuadere l’incerto Napoleone III ad impegnarsi nella politica italiana.
In base a tali accordi era prevista, in caso di sconfitta dell’Austria da parte degli Alleati franco-piemontesi, la costituzione in Italia di tre Regni: uno nell’Italia settentrionale fino all’Isonzo, con i Ducati e le Romagne, sotto i Savoia; uno nell’Italia centrale sotto un Principe italiano (ma Napoleone III pensava di mettervi il nipote Gerolamo Bonaparte, candidato alla mano di Clotilde di Savoia); ed uno nell’Italia meridionale sotto i Borboni, mentre il Lazio sarebbe rimasto al Papa, che avrebbe avuto anche la presidenza di una Confederazione italiana con gli Stati anzidetti. La Francia in compenso avrebbe avuto Nizza e la Savoia.
Questo piano era appoggiato mediante la loro influenza sull’opinione pubblica dalle molte Logge Massoniche Scozzesi del Piemonte e da quelle poche del resto d’Italia all’obbedienza del Sovrano Gran Commendatore francese, che, guarda caso, era Gerolamo Bonaparte ma non poteva trovare consenzienti altri Fratelli, alcuni dei quali essendo seguaci delle idee repubblicane di Mazzini non vedevano di buon occhio Casa Savoia e quindi a maggior ragione il sorgere di nuovi Regni, mentre tutti miravano alla eliminazione di ogni barriera dalle Alpi alla Sicilia e non riuscivano assolutamente a concepire che il tanto combattuto Pontefice Sovrano si mettesse alla guida del nuovo Stato confederato.
Una serie di eventi quali la fuga del Granduca di Toscana, lo sbarco di Gerolamo Bonaparte a Livorno, la ferma opposizione a questa invasione francese da parte dei patrioti toscani guidati dal Fratello Bettino Ricasoli, la sollevazione di Parma, Modena, Bologna e delle Romagne fecero precipitare gli avvenimenti a ritmo così incalzante che né Cavour né Napoleone seppero indirizzarli nel senso desiderato, tant’è che quest’ultimo, mentre era ormai aperta la strada di Venezia alla travolgente avanzata franco-piemontese, si indusse a stipulare l’11 luglio 1859 i preliminari di quel famigerato Trattato di Villafranca che avrebbe posto un freno improvviso e perciò più dolorosamente stridente allo slancio verso quella unità cui ormai tendeva tutta la Penisola.
In questo clima di tensione e di sconforto emerge la necessità di addivenire finalmente alla costituzione di una Libera Muratoria nazionale staccata da qualsiasi obbedienza straniera. Tale iniziativa, con la compiacente benevolenza di Cavour, viene presa da Giuseppe La Farina e Carlo Emanuele Buscaglione, capi della famosa “Società Nazionale“, i quali tuttavia, sia a causa di tale loro carica, sia per evitare sospetti e gelosie del Partito d’Azione, preferiscono restare nell’ombra e farsi surrogare in quel compito da altri Fratelli meno impegnati politicamente. Così l’8 ottobre 1859 vengono poste a Torino le basi di una Comunione italiana indipendente per mezzo della R.·.L.·. Ausonia fondata quello stesso giorno dai Fratelli Livio Zambeccari (colonnello dell’esercito), Filippo Delpino (stenografo della Camera dei Deputati), Carlo Flori (avvocato). Sisto Anfossi (medico), Celestino Peroglio (docente universitario), Francesco Cordey (litografo), Giuseppe Tolino e Vittorio Murano (commercianti).
La nuova Officina adotta il Rito primitivo ispirato direttamente alle costituzioni di Anderson e cioè il simbolico, il quale riconosce soltanto i primi tre gradi che si chiamano appunto simbolici. Scopo principale ed immediato della R∴L∴ Ausonia è quello di dare vita ad una Gran Loggia Nazionale completamente staccata da qualsiasi obbedienza estera. Si è avuta la fortuna di rintracciare a Torino nell’archivio lasciatoci dal Fr∴ Felice Govean i primi cinque verbali e due lettere riguardanti la fondazione della R.·.L.·. Ausonia: il primo verbale documenta l’elezione a M∴V∴ del Fr∴ Filippo Delpino ed il proposito di estendere il nuovo Rito a tanti altri Fratelli sparsi in Italia ma particolarmente a Genova dove sembra esistere una Loggia semiclandestina denominata “Unione dei Cuori” di tendenze simboliche.Tra il 22 ottobre ed il 3 dicembre dello stesso anno i lavori rituali vengono interrotti, certamente a causa degli avvenimenti che stavano maturando nell’Italia centrale, ove nel frattempo s’era recato il Fr.·. Livio Zambeccari per aiutare l’opera di Garibaldi. Non per questo viene a cessare l’opera di proselitismo, specialmente in Piemonte ed in Liguria, tant’è che in virtù degli ottimi risultati raggiunti, alla ripresa dei lavori della R.·.L.·. Ausonia avvenuta il 13 dicembre 1859, data veramente memorabile, i Fratelli torinesi su proposta del Fratello Felice Govean dichiarano solennemente costituito il Grande Oriente Italiano, nominando Gran Maestro provvisorio lo stesso Venerabile Filippo Delpino, con un programma ben definito di cui riportiamo testualmente i principi fondamentali e cioè:
– all’interno: costituire l’Italia Libera ed Una;- all’estero: agevolare per mezzo delle Logge e delle Associazioni massoniche sparse per il mondo i rapporti internazionali, facilitare i commerci, abbattere i pregiudizi che dividono popolo da popolo, preparare la vera fratellanza degli uomini per mezzo di una grande Confederazione dei popoli civili uniti tra loro.
In quello stesso periodo la R∴L∴ Ausonia raggiunge un organico di circa 200 Fratelli, fra i quali desideriamo ricordare alcuni che ebbero notevole fama per varie attività nel mondo profano, e cioè Costantino Nigra, Luigi Kossuth, Stefano Turr, il Ministro Filippo Cordova, i Deputati Giuseppe La Farina, Pier Carlo Baggio, Michele Coppino poi Ministro della P.I., David Levi, Antonio Corrado e tanti altri. Sempre dai documenti di archivio risulta che in tutte le Logge appartenenti al Grande Oriente Simbolico nei primi mesi del 1860 venne unanimemente deliberato di affidare il maglietto di Gran Maestro al Fratello Cavour, progetto non realizzato per l’immaturo passaggio all’Oriente Eterno del grande statista, degnamente sostituito nel prestigioso incarico dal suo delfino Costantino Nigra: questi, tra i tanti meriti, ebbe anche quello di iniziare il logico avvicinamento e riconoscimento del nuovo Grande Oriente Italiano da parte della Gran Loggia Madre d’Inghilterra, opera portata a compimento dopo oltre un secolo dal G.·. M.·. Lino Salvini.
Con la Dichiarazione dei Principi del Rito Simbolico, avvenuta il 1° gennaio 1862, si chiude la prima e più gloriosa pagina del Rito stesso. Infatti le Logge di Rito Scozzese, dopo i fatti ed i fattacci della II guerra di indipendenza, avevano ripreso forza e vigore e, indubbiamente meglio organizzate e più compatte di qualsiasi altra famiglia massonica allora esistente in Italia, fecero sì che in un’assemblea tenuta a Firenze nel 1863 fosse affrontato lo scottante problema dei gradi, facendo all’uopo nominare una giunta incaricata di stendere un apposito accordo in vista di una futura Assemblea. Questa ebbe luogo nel 1864 e vi parteciparono non solo le Logge di ogni Rito ma anche le Camere superiori Scozzesi. A questo punto per il Rito Simbolico la partita era perduta sebbene dall’Assemblea fosse uscito un Grande Oriente formato da 20 scozzesi e 20 simbolici, indipendentemente dal numero delle Logge che professavano l’uno o l’altro Rito: infatti nelle riunioni rituali i gradi scozzesi venivano a prevalere su quelli dell’Ordine.
Questa soluzione creò notevoli dissapori e l’abbandono del Grande Oriente da parte di numerose Logge appartenenti ad entrambi i Riti: tuttavia maggiormente diviso ed indebolito appariva il Simbolico, alcune Logge del quale si appartarono stringendosi attorno alla Loggia madre Ausonia ed organizzandosi all’obbedienza di un Gran Consiglio Simbolico sorto da un’Assemblea tenuta a Milano nello stesso anno 1864. Questo Gran Consiglio vivacchiò per qualche anno prima a Torino e poi a Milano, finché nel 1868 confluì di nuovo nel Grande Oriente Italiano unitamente ad altre Logge simboliche di Venezia, Verona, Milano, Torino, Livorno, Pistoia, Asti, Alessandria e Padova che erano rimaste isolate. Tuttavia l’influenza del Rito Scozzese continuava ad essere prevalente e molte Logge simboliche finirono per aderire al Rito stesso con il pericolo di una totale scomparsa del Simbolico, come nel frattempo era già avvenuto per il Rito di Memphis.
Senonché nel 1873 un gruppo di simbolici dette vita a Milano ad una nuova Officina sotto il segno distintivo di “Ragione“, con uomini di grande valore morale e di notevole prestigio, il che rese possibile la rinascita ed il rilancio del Rito. Intanto anche altre Logge simboliche, fra cui la gloriosa Ausonia di Torino e la “Roma” di Roma si erano risvegliate dal loro torpore e nel 1886, all’inaugurazione di un nuovo Tempio in Milano, si poté contare la presenza di 20 Officine. Ed è per merito di questi Fratelli che nell’Assemblea costituente del 1874 in Roma i delegati delle Logge di Rito Simbolico avevano potuto deliberare la preparazione e la presentazione degli Statuti del Rito stesso: il lavoro era stato lungo e delicato ma finalmente questi Statuti erano stati discussi ed approvati in un’Assemblea tenuta a Milano nel gennaio del 1876, in cui tra l’altro era stata anche posta una nuova pietra miliare nella storia del Simbolico.
Infatti fu proprio in quell’Assemblea che venne deliberato di aggiungere l’appellativo di “italiano” al nome del Rito, e ciò perché essendovi altre Comunioni estere che professavano un Rito a 3 gradi, il Simbolico aveva in Italia una particolare matrice storica e pertanto era opportuno determinarlo con quell’aggettivo. Un’altra interessante innovazione nata sempre nella medesima Assemblea fu l’introduzione nell’organizzazione rituale delle Logge Regionali. In una successiva Assemblea svoltasi a Roma nel 1877 furono approvati i Rituali che entrarono in vigore l’anno successivo, in quanto fino ad allora le Logge avevano lavorato secondo il Rito francese moderno o secondo quello scozzese. Nella stessa Assemblea venne anche deliberato che il Simbolico disponesse di un Corpo supremo che vegliasse sull’osservanza degli Statuti e ne difendesse e ne propugnasse le guarentigie, disciplinasse il lavoro delle Logge e convocasse le Assemblee: ciò si concretizzò nella successiva Assemblea romana del 1879 con la creazione della Gran Loggia. Ebbe così inizio per il Rito Simbolico Italiano un breve periodo di tranquillità turbato solo dalla secessione di alcune logge milanesi, fra cui la già citata “Ragione“.
Purtroppo nel 1888, a seguito della prematura scomparsa del Fratello Gaetano Pini, che tanto aveva contribuito alla rinascita del Rito, inizia un nuovo periodo di decadimento e di disorganizzazione che durerà sino agli inizi del nuovo secolo, salvo una breve pausa sotto la reggenza del Fratello Wassmuth-Ryf, un massone svizzero affiliato alla Loggia “Garibaldi e Avvenire” di Livorno, il quale, con la benevola accondiscendenza dell’allora Gran Maestro Ernesto Nathan riuscì a dar vita ad una funzionante Loggia simbolica in Roma. Finalmente sotto la presidenza del Fratello Adolfo Engel (1904-1909), ma soprattutto sotto quella del suo successore Teresio Trincheri (1909-1912) il R.·.S.·.I.·. raggiunge il massimo splendore non solo per il numero della Officine affiliate, distribuite in ben 19 Logge Regionali, ma anche per il valore dei suoi componenti. Il più notevole obiettivo raggiunto dal Fr.·. Trincheri è quello fondamentale e da tempo ambito della modifica delle Costituzioni Generali dell’Ordine, nel senso di lasciare libero il profano di scegliere il Rito ove intenda essere iniziato anche se all’Oriente di sua appartenenza non esista una Loggia praticante il Rito prescelto. Lo stesso Fr.·. Trincheri ottiene anche la rappresentanza paritetica fra scozzesi e simbolici nel Consiglio dell’Ordine.Stiamo così per giungere alle soglie della prima guerra mondiale e si fa sempre più strada l’esigenza di una netta separazione tra Ordine e Riti, come del resto pretende la ortodossa Massoneria internazionale. Ed il Gran Maestro Domizio Torrigiani, presago della necessità di una solidarietà tra tutti i popoli, sarà colui che per primo riuscirà a far prevalere questo principio. In tal modo sarebbe incominciato anche per l’Ordine un periodo di notevole equilibrio e di adeguamento agli ordinamenti massonici di tutto il mondo, se la violenza fascista non avesse bruscamente e tragicamente interrotto il tutto. A tale proposito è opportuno ricordare come episodio storico degno di menzione l’atteggiamento assunto dal Fratello Giuseppe Meoni, Gran Maestro Aggiunto e Presidente del Rito Simbolico Italiano, il quale, di fronte alle imposizioni della dittatura fascista, rifiutò di sciogliere il Rito e di liberare dall’obbedienza i fratelli simbolici.
All’indomani della riconquistata libertà, la Massoneria italiana con le Costituzioni del 1949 sanzionerà definitivamente la completa separazione tra Ordine e Riti, assegnando le redini dell’ordine stesso e la sua rappresentanza alla Gran Loggia, formata dai rappresentanti di tutte le Officine, liberate da ogni dipendenza rituale.
Presupposti iniziatici
A questo punto occorre sottolineare quelle che sono le peculiarità del R.·.S.·.I.·., consolidatesi attraverso il lungo e travagliato iter sopra descritto. Innanzi tutto è da tener presente che i Simbolici non considerano affatto il loro Rito come una scuola di perfezionamento in quanto la maestria si considera raggiunta con il passaggio al III Grado, dopo il quale il Maestro è idoneo a esercitare il suo compito consistente nell’evolvere e favorire l’evoluzione dei Fratelli e del Pianeta. Infatti la parola “magister” ha lo stesso etimo di “magnus” e non vi è grandezza maggiore di quella di colui che conosce, possiede e trasforma se stesso.
E lo Statuto precisa che “Il Rito Simbolico Italiano è una Fratellanza di Maestri Liberi Muratori, costituita in perfetta parità di doveri e di diritti per elevare la coscienza iniziatica e per collaborare alla diffusione dei principi massonici” (art. 1) e che “il Rito Simbolico italiano non concede ai propri aderenti nuove iniziazioni ma richiede soltanto una promessa solenne di fedeltà ai principi ed alla autorità che presiede all’ordinamento rituale” (art. 2).
Vi è poi una premessa al Rituale entrato in vigore nel marzo del 1980; tale premessa reca il titolo “Presupposti iniziatici del Rituale” e vi si legge che il R.·.S.·.I.·. “Mentre si definisce Sentinella Dell’Ordine a sottolineare l’impegno di mantenere e di difendere le caratteristiche iniziatiche proprie della Libera Muratoria rifiuta qualsiasi cristallizzazione dell’evoluzione spirituale in tappe prefigurate o prestabilite che oltrepassino i gradi propri dell’Ordine…. Stabilisce che l’attribuzione del grado di Maestro presume il raggiungimento della perfezione massonica… (art. 1).
Nella consapevolezza che la Libera Muratoria costituisce il veicolo mediante il quale viene trasmessa in Occidente la Tradizione iniziatica, il R.·.S.·.I.·. collega il perfezionamento dei suoi membri nella via aperta all’iniziazione massonica al modo come la Tradizione si è presentata in Italia nell’insegnamento di Pitagora…. Indica come metodica operativa l’esame pitagoreo e le regole dell’architettura nello studio e nella meditazione attiva dei simboli massonici e di tutti quelli che, provenendo dalla Tradizione iniziatica, tendono alla realizzazione dei suoi aderenti (art. 2).
Consapevole della molteplicità delle impostazioni che la Conoscenza realizza e della diversità delle forme che l’Architettura attua il R.·.S.·.I.·. non pone limiti alla ricerca della Verità, anche se invita i suoi membri a collegare ogni approfondimento all’insegnamento pitagorico. E ciò sia per risalire a quanto in esso è ascoso, sia per riportarvi quello che hanno potuto scavare i Maestri che vi si sono ispirati. Contrario ad ogni dogmatismo filosofico, ideologico o religioso interpreta liberamente il G.·.A.·.D.·.U.·. (art.3).
Con l’attribuire valore iniziatico alla massima Conosci te stesso il R∴S∴I∴ esprime la sua operosità in un simbolismo attivo, generatore di forze che collegano l’uomo al Cosmo, la materia allo spirito, il finito all’infinito, il passato al presente e all’avvenire. Nella massima Ama il prossimo tuo come te stesso ed ancora più in quella Fai agli altri ciò che vorresti che gli altri facessero a te, esprime la dedizione all’Umanità e la partecipazione al processo escatologico che fa del Maestro Architetto il diretto artefice del proprio destino (art 4)”.
Si tratta dunque di una Via élitaria in cui ognuno assume responsabilità prima di tutto verso se stesso, impegnando la propria energia biopsichica nella spinta evolutiva che supera la naturale tendenza umana alla stasi. Ciò costituisce il compito che il Maestro Architetto deve eseguire per la propria realizzazione, compito dunque strettamente individuale. Ma saggiamente i presupposti iniziatici che stiamo esaminando hanno ricordato la sua dedizione all’umanità ed anzi precisano che la Via iniziatica da lui scelta non implica “la negazione del mondo profano con l’assoluta rinuncia ai beni ed ai problemi contingenti, quando questi siano valutati secondo un principio che, ponendo l’adepto al di sopra delle umane debolezze, gli consenta di promuovere ed agevolare, nel quadro di una più alta giustizia, condizioni favorevoli all’affrancazione dell’umanità ed al completamento della Grande Opera (art. 5)”.
Pertanto anche il Maestro massone, pur se tale, continua ad avere di fronte a sé una lunga scala da salire: si vede dinanzi sette scalini, ma per quanti ne salga continua a vederne sempre sette! Ecco dunque l’opportunità che per il Maestro sussistano Riti tra i quali ognuno sceglierà quello che gli è più congeniale, che costituiscono la palestra in cui esercitare la propria capacità di vivere. Indipendentemente però da questa scelta, il Maestro massone, in quanto tale, perfettamente in grado di insegnare, cioè di seguire i nuovi Fratelli, di essere loro di esempio, di portare in ambienti profani gli insegnamenti massonici, di improntare la propria e l’altrui vita ai precetti che gli sono stati inculcati nelle Logge, e per fare ciò non ha necessità di ulteriore perfezionamento.
Il R.·.S.·.I.·., ponendo l’accento sui principi basilari della Tradizione e sulla loro applicazione al piano umano, consente al Maestro di sviluppare in sé il seme che ha ricevuto nei tre gradi di apprendimento, mettendolo in condizione di non venire mai meno al proprio compito. Questo Rito ha ben presente che l’evoluzione riguarda lo stato di coscienza e non la cultura, e partendo da una solida base operativa conduce i suoi Maestri Architetti ad un progressivo affinamento di pensiero e di sensibilità, offrendo loro una visione non frazionata ma globale di quelli che sono i fondamenti e gli scopi della Massoneria.
Conoscere ed amare: il R∴S∴I∴ sintetizza in queste due parole l’essenza e la meta dell’umano vivere e convivere.
Conclusioni
Sono queste le basi fondamentali dalle quali il R∴S∴I∴ ha potuto prendere le mosse per apportare con i suoi uomini migliori un fermento vivificatore nella Comunione italiana ed esercitare una insostituibile funzione di potenziamento dell’Ordine, integrando l’altrettanto vitale opera degli altri Riti riconosciuti.
La forza dell’Istituzione deriva dalla coordinata energia delle volontà individuali, dal sentimento del dovere, dalla fede nei principi, dalla chiarezza degli scopi. E’ quindi preciso dovere di ogni Massone riaffermare il giuramento di coloro che l’hanno preceduto, mantenere viva la fiamma dell’ideale, trasmetterla alle generazioni che verranno, pura e forte come è stata ricevuta dagli “operai attivi ma senza ricompensa” che hanno lavorato prima di lui.
Questa rievocazione, forse non del tutto imparziale, della storia e dei meriti del Rito Simbolico Italiano, non significa avere minore deferenza ed ammirazione per gli altri gloriosi Riti della Comunione massonica: mai come in questa era tutti gli iniziati debbono sentirsi strettamente uniti, mai come nei momenti che seguiranno dovranno stare vicini e compatti, ricordando sempre la loro appartenenza, qualunque cosa accada, ad una medesima, unica, indissolubile Famiglia.