O Sole, tu che spazzi le tenebre dell’ignoranza,
tu che unifichi con i tuoi raggi tutte le creature
sopra e sotto il cielo,
tu che dispendi calore a tutti gli uomini senza curarti della casta,
ma soltanto premiando le intelligenze,
tu o Sole, allarga la mia mente e permetti
che io possa comprendere l’unità del creato
dell’essere unificante
dell’uno al di fuori dell’apparenza.Pico della Mirandola, “Della bellezza in comune”
Uno studio approfondito dell’essenza dello spirito dell’uomo non può non ricollegarsi ad una visione dell’Universo, del macrocosmo, di cui l’Io, inteso come microcosmo, è solo un frammento. Non si ha, infatti, un’analoga visione dell’Io, se si concepisce l’Universo in maniera materialistica e deterministica oppure se lo s’intende in maniera dinamica.
È evidente che, alla luce della fisica contemporanea, non si può non interpretare il cosmo come essenzialmente un ampio campo energetico. Nello stesso tempo si deve purtroppo riconoscere che non si sono adeguate le altre discipline ad una visione fondamentalmente spiritualistica che oggi s’impone dell’Universo e di conseguenza dell’Io.
Si vive purtroppo ancora una profonda contraddizione fra una cultura, basata sulla conoscenza del fenomeno o del dato staccato ed isolato, ed un’altra cultura, nuova, anche se in realtà antica, che riconduce l’uomo ad una visione olistica, rispettosa di tutti e del Tutto.
L’astrologia dà per scontato che l’uomo è essenzialmente un centro di energia che si sviluppa, inserito in campi energetici diversi. Si presuppone che una massa di energie, incalcolabilmente smisurata, precipiti dall’Infinito e lo percorra ininterrottamente. Questa massa energetica, lungo il cui percorso si trova la terra, apparentemente è omogenea, in realtà è formata da radiazioni ben distinte, ciascuna delle quali ha particolari caratteristiche ed assolve compiti particolari, permettendo la vita e lo sviluppo degli esseri tutti.
Da questa premessa s’impone una nuova concezione dell’uomo, non più centrata sulla sua superiorità e, di conseguenza, sul dominio nei confronti della natura. Bisogna abbandonare definitivamente questa concezione, anche se antica e sostenuta dalle religioni monoteistiche, ancora oggi dominanti e numericamente rilevanti. A parte la violenza e, di conseguenza, i danni purtroppo in parte irreversibili che questa mentalità ha arrecato e arreca sull’ambiente, è essa un segno di superbia o di ignoranza. Quanto invece sarebbe più corretto riflettere sulla fragilità della natura umana. Sì, è grande l’uomo, ma solo se riconosce i suoi limiti, il suo essere la creatura più evoluta sulla terra, perché dotata di intelligenza, ma pur anche limitato e spesso indifeso. Una “canna pensante”, come lo definisce Pascal, una canna sbattuta dai venti, forte, perché si piega ma non si spezza: grande nell’intuire, come Giordano Bruno, infiniti mondi e per questa sua convinzione affrontare impavido la morte, ma povero e misero, quando si ritiene il dominatore e s’inorgoglisce nel costruire ordigni, capaci di distruggere l’intero sistema solare. Riflettendo sulla complessità dell’uomo e sulle forze dinamiche, per molti versi ancora misteriose dell’universo, acquistiamo la consapevolezza della nostra essenza più autentica, sforziamoci di capire qual è la nostra vocazione più vera! Solo così, forse, possiamo ricomporre il nostro Io diviso e riportare l’armonia nella nostra coscienza e nella società umana.
Si parla oggi di un mondo di apparenze, di una rete intricata di convenzioni e di norme formali, in cui si è tutti inviluppati, e da cui non si riesce facilmente ad uscire. L’Io che ripete meccanicamente formule vuote in un quotidiano gioco di apparenze è una povera maschera, che recita la sua parte di un copione fisso, nascondendo, spesso col sorriso, la sua sofferenza. Perché la sofferenza? Da dove nasce la sofferenza? Se l’uomo fosse soddisfatto di sé e della sua vita non ci sarebbe sofferenza, ma non sarebbe un uomo! L’insoddisfazione, è stato detto, è l’essenza dell’uomo. Essa, di cui spesso non si riesce a comprendere la ragione, si manifesta come ansia o inquietudine. È in realtà la voce del profondo, del sé che richiama l’uomo a se stesso e alla sua vera realizzazione. Il primo passo verso la liberazione dal mondo delle vuote apparenze è il sentire questa voce e dare ad essa ascolto. È questo il primo gradino verso la liberazione interiore. L’esperienza dell’illuminazione è paragonabile a quella del risveglio. Un’esperienza che, dallo smantellamento del sistema cosciente, fatto d’intricate e vane convenzioni, porta ad un tuffo nel vuoto, tuffo che in realtà è la vera possibilità di emergere della “natura umana”. Quello che il buddismo chiama “vuoto divino”. È allora che si scopre il Sé, come un mondo infinito d’essenze e di forze vitali, di cui lo Zodiaco e la rappresentazione e i cui segni zodiacali, altro non sono che gli archetipi cui noi orientiamo la nostra vita. In questo Sé, abisso infinito, s’apre l’Infinito della creazione. È proprio la percezione di questo Sé, alimentato e collegato alle energie cosmiche, che ci porta allo stato più elevato, in cui l’Io è depotenzializzato e da cui si avanza verso la crescita interiore. È appunto attraverso una profonda analisi interiore che si scopre la sincronicità del singolo con tutto l’universo e con tutti i singoli possibili. Si scopre allora la correlazione psicofisica dell’Universo in cui l’armonia e l’amore sono l’essenza indispensabile alla crescita individuale.
Purtroppo, il campo d’attenzione della nostra cultura occidentale è quello relativo al piano mentale. Ne sono conseguenza le grandi realizzazioni scientifiche e tecnologiche, ma tutto questo è stato realizzato in virtù di una dissociazione fra l’Io, la parte cosciente, e il Sé. La ragione in questo modo si sovrappone allo spirito. È come se la parte prevale sul tutto. Questo spiega perché spesso ci si abbandona alla barbarie, alla guerra, alla violenza a quanto c’è di più distruttivo per il singolo e per il Tutto. Non è forse vero che una piccola parte d’umanità, ricca di beni materiali, potenzialmente distruttiva, s’impone sul resto dell’umanità, spesso tragicamente impotente?
È nel profondo, nella scoperta del Sé che si può trascendere l’essere umano. La nostra coscienza è solo uno dei modi cosmici di essere coscienza. Ogni ordine di cose dell’universo partecipa della Coscienza, vive ed è degno di crescita. Bisogna essere pronti a recepire un diverso modo di intendere e un diverso sentire. Ci si deve spingere verso una diversa dimensione logica, che diventa poi anche morale. È un discorso, questo, molto difficile e le parole non servono, quanto piuttosto aiuta il silenzio, l’intuizione o la meditazione. L’obiettivo potrebbe essere il creare fra gli uomini una diversa armonia, basata sulla comprensione spirituale, il rapportarci da centro spirituale a centro spirituale, da anima ad anima. I segni dello zodiaco, se capiti realmente nella loro simbologia, ci rappresentano le prove, le esperienze, le lezioni necessarie per la realizzazione del vero progresso spirituale che regola la nostra vita. I segni zodiacali costituiscono i vari tipi di energia che segnano i diversi sentieri di evoluzione entro cui si esprime la natura umana. È come se il Grande Architetto, Intelligenza Suprema, ma anche profondissimo Amore, attraverso i dodici segni zodiacali nutrisse il nostro spirito permettendo, attraverso le esperienze o i suoi doni, a volte anche dolorosi, la nostra evoluzione. Dal centro dello Zodiaco Celeste c’invia i suoi raggi per trasformarci in piccoli soli irradianti, a nostra volta, Conoscenza e Amore.