Quante volte, assistendo all’iniziazione di qualche neofita, abbiamo, con emozione, rivissuto la nostra prima volta e tutti i momenti della nostra vita massonica, nessuno escluso; i primi passi, il buio del gabinetto di riflessione, quando abbiamo cercato di cercato di dare fondo alla nostra coscienza per immedesimarci, pienamente, nei quesiti postici dal testamento, i miei doveri..
All’epoca, un pò d’agitazione mi prese ed essa aumentò e scemò, gradatamente, durante il rito d’iniziazione essendosi alternati momenti non dico di paura, ma di stupore, che mi fecero dire, interiormente, “ma dove sono, come mai questi rumori, chi mi aiuta ad uscire da questo momento”?
Viaggiavo nel buio, sbattuto da tutte le parti, in modo disordinato; i sentimenti e le emozioni del momento avevano caratteristiche più diverse. Una reazione di sorpresa d’innanzi all’inaspettato, la sensazione di trovarmi in un mondo nuovo e, pressocchè, incomprensibile, buio, triste, senza luce.
Dico la verità: le parole pronunciate dalla voce autorevole e piena, che spiegava quanto veniva posto in essere, mi davano, comunque, la sensazione di non essere solo.
La dolcezza che ho provato, durante l’ultimo viaggio, allorchè mi sono incamminato lungo una via caratterizzata dal silenzio e dall’accompagnamemnto di una mano amica, che mi dava serenità, mi ha reso tranquillo.
Mi sono sentito cullato, come un neonato lo può essere dai suoi genitori; ho avuto la sensazione profonda d’entrare a far parte di una famiglia, della quale, ancora, non riuscivo a definire i contorni.
Tolta la benda, illuminato dal bagliore della luce, il mio sguardo non si è posato sulle spade e sui cappucci, ma sui volti delle persone che mi erano intorno, coloro che sarebbero stati, da quel momento in poi, i miei fratelli; sguardi fieri, semplici e dolci al tempo stesso; mi sono sentito parte di loro.
Ricordo che, la seconda volta in loggia, andai con entusiasmo ed al tempo stesso, con un pò di timore e con una curiosità, che esprimeva, contemporaneamente, gioia ed ansia.
Il grembiule indossato, con i guanti alle mani, mi dava un aspetto particolare e mi faceva sentire un pò impacciato, seppur fiero del mio nuovo stato.
“Fratelli assistetemi ad aprire i lavori “; subito ho avvertito un cambiamento in me, seppur impercettibile. “Tutto in questo Tempio deve essere serietà, senno, benefizio e giubilo”; ho avvertito una leggerezza che mi ha portato in cielo.”Che la sapienza illumini il nostro lavoro, che la bellezza lo irradi e lo compia, che la forza lo renda saldo”; ho pensato all’universo ed al compito che ognuno di noi ha sulla terra, nei confronti del mondo della manifestazione.
“Possa il tuo cuore infiammarsi d’amore per i vostri simili, possa questo amore improntare le vostre parole, le vostre azioni e il vostro avvenire. Non dimenticate, mai, il precetto universale ed eterno : non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te e fai agli altri tutto il bene che vorresti che gli altri facessero a te”.
Ho vissuto, in quei momenti, in modo subline; una forza intangibile non definibile mi ha fatto socchiudere gli occhi, facendomi vivere una realtà magica, come quando pronunci la parola, Ti Amo, alla donna che sta con te, come, quando, nel sonno, guardi
affascinato i volti dei tuoi figli, come quando ammiri un tramonto e ne diventi parte integrante, come quando ti vedi mano nella mano con i tuoi cari.
Una realtà nuova, ma, nello stesso tempo, da tanto in me, seppur celata e da scoprire; un mondo d’amore, di serenità e di responsabilità.
Un mondo di fratelli non di sangue, ma di coscienza; UN MONDO D’ESSERI UMANI
Un momento magico, ……che è proseguito, quando il Maestro Venerabile ha pronunciato la frase “Fratelli, uniamoci in catena d’unione”.
Simbolicamente le mani si sono unite, si sono strette forte; è circolato un sussurro, che è arrivato anche a me e che io ho trasmesso ad altri: AMORE
Vi è stato poi un sobbalzare delle stesse ed io mi sono sentito, sempre più, legato ai miei fratelli.
Una strana forma d’energia che non avevo mai provato, prima d’ora, così intensamente, ha indirizzato il mio pensiero verso chi soffre, verso i disadattati, gli ammalati, i deboli, verso i mali del mondo ed altre cose che non so definire.
Alla fine della tornata ho provato una sublime sensazione di aver partecipato a qualcosa che mi spinge sempre di più ad alzare gli occhio al cielo e ad ammirare quella magnifica volta celeste che ci sovrasta.
Emozioni indelebili che, in un momento particolare della mia vita, ora come allora, ho vissuto intensamente e, per questo, porterò, sempre, Amore, per i miei fratelli.
Il Serenissimo Presidente del R.S.I.
Fr. M.A Giovanni Cecconi