La rocca di San Leo, allestita come Tempio, per noi, luogo sacro, ha sancito il limite del mondo moderno e, quasi, fuggendo da inconsapevole frontiera, ci ha spinto verso un mondo diverso, quanto un tempo lontano.
Entrare al suo interno ed accarezzare la pietra della costruzione, resa ruvida dal tempo, sostare nella cella, prigione di Cagliostro, sentire il profumo della vegetazione mischiarsi all’odore della storia ha fatto sì che nulla ci dividesse dalla natura, dal Principio, dall’Artefice dei mondi, dal Grande Architetto dell’Universo.
In quella cornice piena di sacralità, viaggiando, ci siamo diretti verso immagini, sogni, momenti della nostra vita che, susseguitisi nel tempo, avevano lasciato le loro tracce, gli uni negli altri; abbiamo rincorso memorie perdute, che avevano lasciato i segni indelebili di quello che fu.
Cari fratelli Maestri Architetti,
le Grandi Logge di Rito Simbolico, tenutesi a San Leo, all’interno della Rocca, nel modo come si sono svolte e sviluppate hanno avuto lo scopo di materializzare, in ognuno di noi, la presenza del sacro e del divino, affinchè essi si manifestassero in un grado, tale da rendersi, più agevolmente, percepibili ai sensi dei presenti.
Ognuno di noi, dal canto suo, ha cooperato alla jerofania (sacralità), mediante lo sforzo immenso, nell’opera di allestimento della dimora divina.
Sforzo che ha prodotto ricompensa, ma, anche, una condizione ideale di ricettività, nei confronti dell’irruzione – sempre imminente – del sacro.
Spesso, lo spirito soffia dove e come vuole, ma , sovente, ci capita di non avvertirne la presenza, là, dove essa è più certa, negli atti dell’amore e della santità, nei frutti dell’intelletto creativo, nel sublime dell’universo.
Allora, il Tempio, ancorchè, scolpito nella roccia è abbandonato dalla presenza e va in rovina, o viene distrutto dalle orde di coloro che, di fatto, non hanno appreso i rudimenti dell’Arte e che irridono l’Autorità e calpestano il Sacro.
Noi, tutti siamo, però, vincolati ad allontanare tutto ciò che possa portare al disordine ed alla disarmonia e, come, sentinelle dell’ordine e dell’infinito non lo permetteremo.
Il nostro sforzo di fissare, in noi, pietre, la presenza divina, costituisce la base di ogni arte sacra sia essa pittura, musica, poesia od altro.
O, meglio, sia essa, la base di ciò che ognuno di noi, sul palcoscenico della vita è portato a fare, a seconda delle proprie possibilità e specificità.
Essendo, però, il massimo grado di fissità, simbolizzato dalla pietra, San Leo è diventata una sorta di contenitore, perenne, delle nostre istanze, aspirazioni, dubbi e certezze, nello stesso tempo.
Al tempo stesso, per noi simbolici, rappresenta il luogo d’unione tra cielo e terra, dove lo spirito divino, invisibile, ma, presente, abiterà in maniera diretta e personale.
Ci siamo collocati, in una prospettiva spirituale, al centro del mondo, sottraendoci all’indefinito dello spazio e del tempo, giacchè, lì, ora, il Grande Architetto dell’Universo è presente!!
Grazie, Fratelli MM.AA. per aver contribuito a darmi, queste sublimi emozioni.
Il Serenissimo Presidente del R.S.I.
F.M.A. Giovanni Cecconi