Nella scorsa tornata, augurale dei nostri lavori di quest’anno ci siamo occupati della fondazione di Roma e delle sue implicanze esoterico-magiche.
Questa sera cercheremo di approfondire il rapporto che corre fra Murus e Pomerium nella Roma arcaia di età monarchica.
Il Pomerium è la delimitazione dei confini di una città per mezzo di una linea sacra: il fondatore tracciava con l’aratro questa linea alzando il vomere là dove la porta doveva aprirsi e lo spazio entro il recinto costituiva la zona consacrata dell’Urbs all’esterno vi era l’ager.
Livio definisce il pomerium come post moerium cioè al di là del muro, cioè quello spazio che corre lungo il sulcus primigienius fondamenta del muro di cinta.
Il Pomereium segnava il confine degli auspici urbani cioè quella parte dell’ager affatus e liberatus che era stato inaugurato e quindi trasformato in urbs.
Si distingueva un locus inauguratus augustus e uno non innagurato e non augusto che segnava anche il confine fra l’Imperium domi e l’imperium militiate cui corrispondevano due diverse giurisdizioni: all’esterno si fermava l’esercito in armi ed il condottiero non poteva entrare in città con le truppe, egli si fermava nel Campo Marzio luogo deputato alle esercitazioni militari, e poteva entrare in città solo con il permesso della Magistratura cittadina per celebrare il trionfo.
Qualsiasi violazione del Pomerium in armi significava la guerra. Il Pomerium era delimitato da cippi o pietre terminali inamovibili.
Il Murus nasceva invece dal sulcus primogenius ed era protetto dal Dio Terminus ( la Stazione Termini occupa il Pomerium dietro le mura serviane fatte da SERVO TULLIO le vere prime mura costruite a Roma).
Pertanto il muro era santo perché dedicato al dio protettore dei confini, invece il pomerium era sacro perché consacrato attraverso il rito augurale da parte del REX-SACERDOS fondatore.
Tanto che vi era anche il rito di exaugurare le città inaugurate attraverso la conduzione dell’aratro intorno alla città in senso orario contrario a quello antiorario con cui si era inaugurata la città.
Il muro quindi oltre ad essere un opera difensiva è un baluardo di santità.
L’urbs poi si distingueva dalle oppida che era solo fortezze, non erano inaugurate come una città, non avevano il pomerium avevano solo un muro o una palizzata.
A ben vedere Murus e Pomerium ci portano inevitabilmente ad affrontare il rapporto: fra il Santo ed il Sacro.
I due termini che ad una prima approssimazione sembrano simili in realtà sono profondamente diversi.
Il Filosofo Heidegger diceva: “ L’elemento in cui la divinità è presente è il sacro, il sacro è la traccia degli dei fuggiti. Ma chi sarà in grado di rintracciare questa traccia ? Le tracce sovente sono ben poco visibili e sono sempre il retaggio di un indicazione appena presentata”. Il compito per colui che cerca il sacro è quindi rintracciare questa traccia noi diremmo cercare la parola perduta.
L’iniziato se conosce veramente la ritualità può sacralizzare un luogo e lavoraci dentro per incontrare la trascendenza, quella che noi chiamiamo il Grande architetto dell’universo, l’assoluto.
Attraverso i gradi si aumenta lo stato di coscienza e ci si attrezza per ascendere.
Squadrare il tempio massonico con la marcia oraria sacralizza il tempio, prima è solo una stanza, facciamo un vero e proprio rito di fondazione, tracciamo il Pomerium fra noi e la profanità, ci ritagliamo uno spazio sacro per lavorare.
Alla fine del rito con la marcia inversa si desacralizza lo spazio e torniamo alla profanità, ma con l’esperienza del sacro, che abbiamo fatto lavorando al di fuori del tempo e dello spazio, proiettati nel sacro.
Nel lavoro massonico ci spogliamo della nostra individualità per fonderci nell’egrecoro e cercare l’assoluto. Attraverso l’esperienza sacrale avviene la trasformazione e la costruzione della cattedrale, ma se il rito non è conforme, se le posture non sono giuste, non facciamo nessuna esperienza del sacro e ci limitiamo a leggere come pappagalli stancamente un rito che non penetriamo.
Le nostre non sono riunioni di liberi pensatori ma riti.
Ergo il profilo sacerdotale del massone è imprescindibile perché lavoriamo su piani sottili e maneggiamo il sacro.
Maneggiamo il sacro in senso letterale perché lavoriamo con i guanti che ci proteggono da esso e allo stesso tempo ci rendono puri. Allo stesso tempo il Maestro massone costruisce la cattedrale ma opera al bene e progresso dell’umanità quindi agisce in senso orizzontale e verticale, dal basso verso l’alto e viceversa.
La Massoneria è metodo ma non si può non riconoscere al massone l’aspetto sacerdotale che è l’altra faccia della medaglia, noi siamo artefici del sacro.
Al contrario nella Massoneria non v’è nulla di santo, il santo appartiene alla religione che dedica qualcuno o qualcosa a Dio santificandolo.
Il Murus era infatti santo perché dedicato al Dio Terminus, ma all’interno del Pomerium vi era lo spazio sacro inaugurato fatto da mano umana iniziata.
Il sacro è potenza intrusiva e donatrice assoluta di senso, è il modo in cui la manifestatività viene vissuta nella realtà mitico-rituale ed il rito è lo strumento che ci porta ad incontrare il sacro.
Tutti i rituali avrebbero poco senso se non venissero letti ed interpretati attraverso l’esperienza sacrale che facciamo nel Tempio.
Il culmine di questo lavoro lo facciamo in occasione dell’Agape dove sacralizziamo i cibi che consumiamo facendoli trasformare da materiali in spirituali.
Pertanto il rapporto fra Murus e Pomerium rappresenta nella simbologia architettonica romana il dialogo fra Santo e Sacro: sono dei libri di pietra.
Essi sono l’uno di fronte all’altro immobili ed eterni cintano la città e la proteggono dal nemico materiale e da quello spirituale.
Il profano si affida alla protezione del santo che aspetta passivamente, che sollecita con preghiere, offerte, sacrifici, l’iniziato al contrario lavora per vivere l’esperienza del sacro.
Roma che è stata inaugurata con riti potenti e sacri come quelli italico-etruschi da parte del mitico Romolo hanno donato alla città uno spirito eterno.
Nei secoli Roma ha sempre irradiato il mondo di forza, bellezza e sapienza dai Re agli Imperatori romani ai Papi.
I Barbari di ogni tempo e latitudine attraversato i limes ed il pomerium della città hanno assorbito lo spirito di Roma e sono diventati Romani.
Per secoli Roma è stata governata e difesa da barbari che si sono detti con orgoglio romani: parlavano latino, pensavano da romani ma erano nati in Africa, in Gallia, in Pannonia, in Bretagna, in Dacia.
Nel 800 lo spirito è migrato nel Sacro Romano-Impero di Carlo Magno, e prima con Costantino a Costantinopoli fino al 1452.
A. G.
(Collegio Capitolium)
PDF: MURUS e POMERIUM