Il Pontefice massimo

Il cittadino  romano è un uomo pio sul modello del mitic “Pius Aeneas”, così come ricordato dalla tradizione e dall’Eneide virgiliana.

Ma cosa significa per un antico romano essere pio? E’ un concetto che non ha nulla a che vedere con il cattolico pio dedito alla preghiera e rispettoso dei precetti religiosi è qualcosa di più.

La religione romana ha ben poco in comune con quelle ancor oggi esistenti, in modo particolare con quelle così dette del Libro: essa non tocca la sfera sentimentale, non è una religione del cuore, dell’affettività umida è invece un comportamento definito nel rispetto dei doveri degli uomini verso la divinità e dall’adempimento degli obblighi che ne derivano, essa si risolve nell’osservanza dei riti, nel rispetto dei doveri del cittadino, nel riconoscimento delle gerarchie. Il romano deve essere rispettoso dei genitori, della patria, degli Dei e coltivare quei valori tradizionali più sacri.

Tale impostazione condivisa effettivamente dai romani dalla fondazione della città fino alla Repubblica, comincia a scricchiolare nel I secolo ac, verrà riconsolidata e celebrata a fini politico-istituzionali da Augusto, ma man mano sarà sempre più solo sentita da romani come un aspetto formale, perché verranno conquistati da riti e religioni orientali fino al definitivo trionfo del Cristianesimo.

Con il 313 dc il Cristianesimo si sostituisce agli dei tradizionali di Roma per assurgere grazie a Costantino a nuovo collante istituzionale della romanità e diventare culto pubblico: Roma è diventata cristiana ma la stessa cristianità è stata romanizzata.

Nicolas-Poussin,-Venere-ed-Enea

Gli Dei a Roma in epoca arcaica sono considerate potenze lontane e temibili che devono essere blandite con sacrifici e riti conformi alla tradizione.

Se il rito è compiuto conformemente c’è la PAX DEORUM e quindi la città è protetta altrimenti gli Dei abbandonano Roma.

La religione romana è una religione di Stato, a Roma vige distinzione fra Sacra pubblica e Sacra privata: i culti pubblici sono gestiti dai Magistrati e dai sacerdoti addetti a celebrarli a spese della comunità, quelli privati sono affidati ai patres familia che però sono viglilati dall’apparato della religione di stato.

I Romani sono tolleranti verso tutte le altre religioni e gli Dei degli stranieri, anzi eriggono templi di altri dei a Roma e accolgono i membri più influenti delle stesse, non vi sono mai state guerre di religione, i romani ritengono solo che i loro Dei sono più potenti, non c’è la convinzione assoluta di detenere verità.

Le stesse persecuzioni cristiane, ingigantite dalla letteratura cristiana, non nascono sulla base religiosa ma su motivi legati al fatto che i Cristiani non sacrificano all’Imperatore, non vogliono servire nell’esercito, sovvertiscono l’ordine sociale e vogliono essere martiri a tutti i costi.

La vita religiosa romana è gestita da quattro grandi collegia sacerdotali: Pontefici, Auguri, Decemviri, Epuloni.

In questa tornata ci occuperemo dei Pontefici nella prossima tornata degli altri tre collegi sacerdotali.

I Pontefici sono stati creati da Numa Pompilio: il nome viene da Pontifex costruttori di ponti essi in origine custodivano il segreto della scienza costruttoria dei ponti e degli archi che era stata raccolta direttamente dagli Dei.

Essi costruivano i ponti attraverso l’ incastellazione di legno su cui ponevano le pietre rastremate e infine mettevano il cuneo centrale, gli archi invece venivano edificati attraverso la curvatura a caldo del legno sopra a questo si ponevano le pietre rastremate con il tao più stretto verso il suolo, poi una pietra più grossa si poneva al culmine dell’arco e  tutto si teneva per gravità scaricando sui pilastri laterali le forze.

I Pontefici quindi sapevano vincere la forza di gravità che costringe a terra uomini cose e animali ed innalzavano verso il cielo la costruzione, univano le sponde del fiume.

Dal punto di vista grossolano era architetti ma dal punto di vista sottile gettavano un ponte ideale fra gli uomini e gli Dei, diventando mediatori degli uni e degli altri.

Erano dei costruttori alla pari degli scalpellini medievali e consideravano l’arte del costruire anche dal punto di vista simbolico come facciamo noi oggi Maestri architetti.

La ritualità era diversa dalla nostra ma la scienza delle costruzioni è l’alfabeto per edificare simbolicamente e nascondere segreti esoterici.

Allo stesso modo simbolicamente come il cuneo sosteneva l’arco così il Pontefice sosteneva l’arco celeste fra gli Dei e il popolo romano..

Per la mentalità pratica dei romani il ponte rappresentava il negozio giuridico, il contratto fra loro e gli dei, il sinallagma era semplice: gli dei assicuravano prosperità e gli uomini attraverso il rispetto del rito e dei sacrifici ripagavano i celesti.

Processione-di-sacerdoti-della-corte

I Notai diremmo oggi di quei contratti erano proprio i Pontefici che assicuravano la formalità del rito e dei sacrifici attraverso la loro scienza sacra appresa direttamente dagli dei attraverso tradizione millenaria.

I Pontefici erano depositari della scienza sacra, davano responsi, pareri giuridici di IUS SACRO: inoltre si occupavano delle celebrazioni, del calendario, controllavano i culti privati e vegliavano affinché le tradizioni nazionali venisse rispettata e non turbata dall’introduzione di riti stranieri, si occupavano altresì dei riti funebri, degli scongiuri contro la folgore, essi erano al tempo stessi teologi e giuristi.

Si occupavano inoltre della scelta e della vigilanza sulle Vestali e avevano la loro residenza presso il Foro nell’antica regia dei Re.

Il capo del Collegio dei Pontefici era il Pontefice Massimo, essi fino alla legge Ogulnia del 300 ac erano scelti fra i patrizi finchè ebbero accesso al sacerdozio anche i plebei, il loro numero crebbe nel tempo fino ad arrivare a 9 , poi a 16 con Giulio Cesare.

Interessante è accennare al calendario arcaico romano redatto e sorvegliato dal Pontefice Massimo:  aveva 10 mesi da Marzo a Dicembre era lunisolare, il mese era lunare: le calende corrispondono al primo giorno del mese cioè al novilunio, le none al primo quarto, le idi al plenilunio,. Giulio Cesare introdusse invece il calendaro giuliano con mesi di 30 e 31 giorni e l’anno bisestile, ritoccato poi da Papa Gregorio XIII nel 1582 ancora in vigore.

Il calendario romano distingueva giorni fasti per l’attività pubblica, per i Tribunali ed i nefasti in cui queste attività erano proibite. I romani non conoscevano la settimana ma la nundine ogni 9 giorni di c’era il mercato.

Pertanto i Pontefici erano di gran lunga i sacerdoti più importanti della Città: Romolo era Rex-Sacrorum solo con il suo successore l’aspetto sacrale è staccato dal Re e si creano i Pontefici, successivamente con Augusto Imperatore la carica di Pontefice Massimo viene riassorbita dalla figura dell’Imperatore che la manterrà fino al 375 quando l’Imperatore Graziano di religione cristiana rinunciò alla carica per donarla al Vescovo di Roma e di lì in poi divenne sinonimo di Papa.

Interessante è ricordare che nel 204 a.c. arrivò a Roma dalla Frigia un simulacro della dea Cibele un enorme meteorite ferroso che fu trasferito sul mons vaticanum e li fu eretto un tempio alla dea amministrato dallo stesso Pontefice Massimo.

I Pontefici pertanto quali depositari della scienza delle costruzioni del ponte e della scienza sacra possono senza dubbio essere considerati degli scalpellini costruttori delle cattedrali ante litteram che ponevano ed indagavano le scienze delle costruzioni celandovi segreti esoterici diremmo oggi, che tramandavano bocca orecchio nella riservatezza dei loro collegi proprio come facevano nel Medioevo le Logge dei costruttori.

Icto oculi a buon diritto i Pontefici possono essere ritenuti fra i modelli esoterici che sono stati trasfusi nell’esperienza libero-muratoria in compagnia dei Collegia Fabbrorum, delle Gilde medievali, dei costruttori delle cattedrali, degli alchimisti, dei tarocchi, del pensiero magico, dell’atrologia caldea, di Pitagora, della musica, della matematica, della mistica ebraica e cristiana, dell’Illuminismo e dei battaglioni Napoleonici che hanno infettato tutta l’Europa della Massoneria.

A. Gioia.

(Collegio Capitolium)