Il 10 Marzo è il giorno nel quale i Massoni ricordano i Fratelli, passati all’Oriente Eterno, nonché ricorrenza della morte di Giuseppe Mazzini.
Si potrebbe affermare che, indipendentemente dall’appartenenza massonica, o meno, di Giuseppe Mazzini, tanti sono i punti di contatto dell’essenza massonica con il pensiero dell’apostolo delle genti.
Ma ciò che ha ispirato il X Marzo, come data celebrativa non è solo il ricordo di G.Mazzini, ma, in primo luogo, gli effetti iniziatici : l’iniziazione come fatto storico, che, ancor oggi, si pratica – la nostra – e quella come realtà ispirativa, il trasfigurarsi dell’uomo, in assonanza alle leggi universali, in forme grandiose ed appariscenti, quanto silenziose ed oscure.
L’iniziazione “ispirativa”, poggia sul presupposto che “ Dio, Natura e Uomo siano tre canti della immensa epopea, che ha l’ideale per soggetto e la serie delle generazioni per poeta; “ se vuoi essere uomo devi ottemperare la tua esistenza terrestre all’adorazione del Bello, del Grande e del Divino, in modo costante, a tutte le ore e per tutti gli atti della vita – bisogna che tu lavori tutta la vita e fare della tua individualità un Tempio”.
La personalità di Mazzini resta, per l’Italia, qualcosa d’immensamente comprensivo, tanto che il suo spirito può abbracciare tutti i fedeli della religione della Patria.
Se Garibaldi fu il Padre dell’Italia, nel senso che incarnò la potenza creativa e suscitatrice di energie, Mazzini simboleggia la potenzialità materna, ove hanno preso forma e si sono alimentate, ad un’iniziale consistenza, le forze destinate ad assumere, poi, personalizzazione, anche contrastante con le origini; il Risorgimento è pieno di tali esempi.
Fu suo, insomma, il tipico destino materno: confortare, educare e perdere, ma egli, come le madri non cessò mai di amare.
Anche oggi se volessimo configurare l’immagine dell’apostolo delle genti sarebbe naturale l’esempio di flusso gigantesco di generazioni condotte nei primi passi della verità e lasciate libere di fare da sé.
Anche quando si parla della morte, la Massoneria usa immagini materne, come segni rassicuranti del finale accoglimento dell’Io nell’infinito, del ritrovarsi nel grembo del G∴A∴D∴U∴
Eppure la morte è cosa personalissima; è mistero affidato, per la sua eventuale soluzione, alle ipotesi della psicologia individuale, né la Massoneria pretende di dare spiegazioni preferenziali, salvo quella che scaturisce dalla sua essenza e si plasma nella sua prassi : l’amore fraterno.
Esso è il riflesso dell’unità della vita, esperienza interiore, perenne e segreta.
Il libero muratore salda la propria esperienza a quella degli altri; la catena d’amore diviene, allora, lo specchio della concatenazione delle esistenze dell’individuo, secondo le leggi del progresso e del dovere non limitata, per propria infinita natura, al piano fisico.
Questa è la trascendenza dell’etica laica: il progresso e il dovere contribuiscono alla rivelazione dello spirito individuale a se stesso, sulla linea della vita infinita, per cui la morte non è conclusione, ma tappa di riposo e di ripresa, simile alla pausa di silenzio, senza la quale gli accordi risultano impossibili.
Progresso, inteso, come tendenza immanente per decreto di Dio, nell’umana natura; tendenza che deve svolgersi più o meno rapidamente, ma inevitabilmente, nello spazio e nel tempo, ..il che equivale all’edificazione del Tempio ed in esso e per esso, completamento dell’individuo storico:
Mazzini, spiegabilmente, è apparso come l’Ermete che guida le ombre dei fratelli verso nuovi destini.
Aveva scritto, infatti a Henriet King, l’8 luglio 1869 a Londra:
[…] il compito è qui e il fine o piuttosto l’avvicinamento graduale ad esso non può essere raggiunto se non con l’adempimento del nostro compito; di qui l’importanza di tutti in problemi che riguardano il nostro mondo, che è un gradino della scala di Giacobbe che porta al cielo: una sosta sulla via da percorrere attraverso l’infinito.
Ed ancora ad Arethusa Wilmer Gibson:
[…] amate il vostro bambino come fosse vivo, perché in ciò è il segreto che ve lo renderà nella serie di esistenze che verranno dopo questa.
Il X marzo 1872, a Pisa, Mazzini non moriva, ma si avviava, solo, ad un’altra vita di perfezione, saliva ancora un gradino della scala di Giacobbe ed un angelo della Scala gli andava incontro.
Il X Marzo, per tutti i fratelli, passati all’Oriente eterno, rappresenta, quindi, il cammino, loro intrapreso, per avviarsi ad un’altra vita di perfezione; al pari di Giuseppe Mazzini sono saliti un gradino della scala di Giacobbe ed un Angelo della Scala e andato loro incontro
Che la Sapienza illumini i nostri Lavori, che la Bellezza li irradi e li compia, che la Forza li renda saldi.
Giovanni Cecconi
Gran Maestro degli Architetti
del Rito Simbolico Italiano