Riflessioni sull’Amore, “ama il prossimo tuo come te stesso“

balaustraAmoreAmaComeTeStesso-14-04-2014

Vorrei porre alcune mie riflessioni su certe forme di rapporti amorosi che, anche se contengono una buona parte di Amore autentico, tuttavia hanno caratteristiche legate, troppo strettamente, alle convenzioni sociali.

L’Amore, come detto, è comunicazione diretta tra le coscienze e non un linguaggio, partendo, esso, sempre dal cuore e non dalla testa; in questo senso non esistono “regole” per l’esercizio dell ‘Amore, poiché, tutti gli elementi convenzionali, quali che siano, snaturano quello autentico che è sempre “selvaggio”, perché rimane ai margini di tutte le convenzioni sociali.

Ciò non significa che io non creda alla possibilità di un Amore autentico che si prolunghi per tutta la vita; al contrario, io penso che questa sia la forma più vera, più pura e più solida dell’Amore.

Nell’Amore autentico, che dura tutta la vita, le comunicazioni si sposano così bene, che finiscono per saldarsi e ognuno di coloro che si Amano, veramente, non può essere felice se non lo è anche l’altro; essi vivono le stesse gioie, gli stessi dolori, percorrendo insieme la strada della vita, stretti l’uno all’altro e il loro amore è evidente, eterno e dura perfino dopo la morte.

Su questo tipo d’Amore, non vi è nulla da dire; è la forza di vivere per coloro che hanno ricevuto questa “grazia” ; non regge nessuna analisi. E’ semplicemente.

Se lascio da parte “questo gioiello” che eclissa con il suo splendore tutte le altre forme d’Amore, che cosa rimane, dello stesso, nelle nostre relazioni umane, che assomigli alla comunicazione diretta tra gli Spiriti ?

L’Amore passione e l’Amore amicizia appaiono due forme estreme d’ Amore, manifestate dalla macchina umana, che, comunque contengono certe caratteristiche essenziali.

Non dico nulla sull’amore in cui si parla di fedeltà e di gelosia, su quello in cui si è autorizzati, secondo il paese o l’epoca, a uno o più partner, sull’amore che tratta in modo ineguale l’uomo e la donna, su quello che condanna certe sue pratiche e che vuole accertarsi che i partner siano di età e di sessi convenienti ed ancora, sull’amore legale, vietato, pulito ..e .sporco….

Queste fattispecie “definite amore” sono linguaggi per vivere nella società e come tali cambiano da un luogo all’altro o da un momento all’altro.

Tralascio il giudizio su questi “linguaggi” che non sono appunto “comunicazioni”.

L’Amore che a noi interessa non necessita di autorizzazioni, di divieti sociali, non richiede la benedizione delle autorità costituite, perché esso è comunicazione coscienziale silenziosa che si ha con il non formulato.., con l’assoluto, attraverso l’infinito, come quando si è soli di fronte al mare, in una notte serena d’estate.., quando si ammira la natura, così come si manifesta ai nostri occhi….,come quando gli occhi di un bambino o lo sguardo di un mendicante penetrano nel nostro profondo …, al pari di quando pronunciamo la frase “Ti Amo” alla nostra polarità contraria..

A noi hanno insegnato ad amare il prossimo tuo come te stesso; ma in che cosa consiste esattamente questo sentimento d’amore verso gli altri?

Innanzi tutto, nel riconoscere l’identità dell’altro, cioè ciò che è il suo diritto più stretto e, nel contempo, una ricchezza per noi: il fatto che sia diverso da noi.

Il meccanismo dell’Amore prevede uno scambio reciproco di significati ” complementari” relativi alla conoscenza del mondo esterno.

Ma, la parola “complementare” deve essere intesa nel suo senso generalista: un significato complementare non è quello che verrebbe semplicemente a completare il nostro, per fornirci, ad esempio, dettagli che non possediamo ed è diverso in quanto non si definisce affatto come sguardo supplementare che affina la nostra visione del mondo, bensì come quello che “rinnova” la nostra visione del mondo e che, quindi, ci costringe a mettere in discussione, appunto, la nostra visione…del mondo..

In pratica, per complementare, intendiamo che il significato di B è, in effetti tutto ciò che A non è, come il bianco ed il nero ; di conseguenza esso è l’affermazione di una visione diversa e non supplementare da quella che A manifesta nei confronti del mondo.

Il vero rapporto d’Amore verso l’Altro consiste, quindi, innanzi tutto, nel riconoscerlo “come diverso”, cioè nel riconoscere la sua identità in rapporto a noi.

L’altro non è né inferiore né uguale, né superiore a noi; è semplicemente se stesso, cioè un essere diverso.

Non riconoscere questa identità è, in effetti, manifestare non già Amore nei confronti dell’Altro, bensì ciò che è di moda chiamare razzismo.

Spesso affermiamo di amare coloro che appartengono al nostro stesso ambiente, cioè i nostri pari; ma non vi è vero amore, in questo tipo di relazione, perché il rapporto d’amore presuppone innanzi tutto l’accettazione dell’altro come estraneo, cioè sapere che è unico, che non può mai essere assimilato a un elemento di “un gruppo” e che, quindi, non è possibile “incollargli un’etichetta”, come se si trattasse di qualcuno che non possiede la propria identità.

E’ del tutto ininfluente che l’Altro sia bianco, nero o giallo, che la sua religione abbia o meno dei punti in comune con mia e che le sue opinioni politiche divergano o meno dalle mie: questo Altro è, innanzi tutto, per me, un Estraneo, un essere unico in cui nulla, del suo e nel suo comportamento è stato calibrato secondo la scala dei miei valori; certo, io ho il diritto a questa scala dei valori, ma essa non è mai un assoluto per giudicare gli altri, perché la stessa esiste solo per venire messa in discussione nel contatto con gli Altri; è ricchezza spirituale che si esprime nel rapporto d’Amore autentico. Ecco perché, in fondo, la nostra vera ricchezza sono gli altri.

IL Ser. Presidente del Rito Simbolico Italiano

Fr. Maestro Architetto

Giovanni Cecconi