I MM.·.AA.·. custodi di ideali, maestri di valori come possono incidere nella vita profana e nell’Ordine con l’esempio e l’azione?
Bisogna sempre avere il coraggio delle proprie idee
e non temere le conseguenze
perché l’uomo è libero solo quando può esprimere il proprio pensiero
senza piegarsi ai condizionamenti.
(Charlie Chaplin)
Quando ho saputo che il filo conduttore del nostro lavoro di elaborazione di questo Collegio, per l’anno 2015-16, avrebbe riguardato noi Massoni Maestri Architetti del Rito Simbolico, nella qualità di Sentinelle dell’Ordine, nonché la nostra interazione ed interdipendenza con il mondo lavorativo, ho cominciato a pormi varie domande:
-cosa s’intende per Sentinella dell’Ordine?
-come posso applicare il significato di Sentinella dell’Ordine al campo profano?
-cosa posso fare come singolo Massone, quale parte infinitesimale dell’universo società?
-in che modo posso interagire, influire e migliorare il mio ambiente lavorativo?
-come posso essere educatore delle nuove leve lavorative, nelle quali poniamo la nostra speranza?
Ma, ancor prima, devo chiedermi: sono o sarò un esempio da seguire per chi mi sta accanto?
Non nascondo comunque di aver trovato tutte le difficoltà dovute alla complessità ed alla delicatezza dell’argomento.
V’è comunque sempre – ed in primis – da chiedersi perché si decida di entrare in Massoneria e quale ne sia il vero motivo.
Partiamo allora dal significato e concetto di sentinella, cioè di colui che nel dizionario viene definito uomo armato a guardia di un luogo, di un mezzo, di persone o di un Ordine.
Certamente la Sentinella dell’Ordine non si deve dotare di armi reali ma di armi ideali, quali la presenza ed i simbolismi atti a difendere il nostro Ordine.
La Sentinella dell’Ordine deve resistere quotidianamente al pensiero unico (rappresentato dall’ideologia vuota istituita al solo scopo di tutelare gli interessi degli ultramilionari) e deve anche vegliare perché ci sia quella libertà concreta, fisica e di linguaggio che professa.
Mi riferisco a quella libertà fisica, finanziaria, ideologica ed affettiva che, con la fratellanza e l’uguaglianza, compone il nostro fondamentale trinomio.
Siamo liberi quando siamo in grado di fare non ciò che vogliamo ma ciò che dobbiamo.
In qualità di Sentinelle, abbiamo l’obbligo di essere sempre attivi, in piedi, per resistere quotidianamente a chi ci vuole piegati a quel pensiero unico, e cioè a quel pensiero che, provenendo dall’alto, intende ridurre il confronto e la dialettica, per giungere ad imposizioni non contestabili.
Vi è sempre il rischio che tutto – dalla politica, alla cultura, alla scuola e ad ogni genere di lavoro – venga assoggettato alla capacità ed alla supremazia di pochi, tendenti solo ai fini personali ed a modificare il comportamento altrui secondo i propri desideri, per il soddisfacimento degli individuali bisogni.
Noi Massoni, in qualità di collettività, siamo in grado di trasformare o correggere gli altri?
Forse si, ma dovremmo metterci un maggior impegno, iniziando eventualmente dai nostri ambienti profani di lavoro, che sono quelli nei quali viviamo tutti i giorni.
Pensando al nostro ruolo all’interno della Società, mi riaggancio a quanto già ho rilevato nell’intreccio epistolare di alcuni mesi fa con un Fratello Maestro Architetto del mio Collegio. Si disquisiva in quel contesto di quanto valiamo o quanto possiamo contare all’interno della nostra Società. Per parte mia, ritenevo e ritengo che il confronto reciproco debba essere maggiore e che sia opportuno ritrovarci non necessariamente in Loggia (che spesso è palestra per eruditi e narcisisti) ma pure attorno ad un tavolo, anche solo per un aperitivo (ed addirittura semplicemente con e-mail o sms) perché è proprio in questi momenti, comunque meno istituzionali e più rilassati e distesi, che tutti diamo un piccolo od un grande contributo, facendo fuoriuscire la nostra natura vera e spontanea.
Invero, in quelle molteplici occasioni di incontro, tutti partecipano alla discussione con le varie personali analisi, tirando fuori le loro riflessioni, che caratterizzano proprio il senso di appartenenza alla Massoneria.
Qui voglio condividere con voi il pensiero del Fratello Maestro Architetto al quale ho fatto sopra riferimento, il quale mi ha scritto proprio che: “tutti devono dare il proprio contributo. Se non si è disposti a questo è meglio cercare l’affiliazione alla bocciofila di S. Rocco”.
Noi Massoni abbiamo scelto di appartenere alla Massoneria.
Questa è una scelta di vita, che va maturata ed affrontata in piena LIBERTÀ ed è poi espressa con la Promessa Solenne, volta a contribuire al miglioramento dell’Umanità.
Condivido ed approvo in pieno il punto n.4 dell’Art.1 delle Costituzioni del Grande Oriente d’Italia, in cui si legge che: “La Massoneria è un Ordine universale iniziatico ed intende al perfezionamento ed alla elevazione dell’Uomo e dell’Umana Famiglia. Coloro che vi appartengono si chiamano Liberi Muratori…”.
Il perfezionamento e l’elevazione devono assolutamente servire a sviluppare proprio quel miglioramento della condizione umana e quella libertà a cui fanno riferimento tutti gli uomini.
Il nostro obiettivo è lavorare incessantemente non solo per la nostra perfezione interiore ma anche per il bene di chi ci circonda.
La Massoneria, importante nel passato perché, con i suoi insegnamenti, ha posto le fondamenta di molte società democratiche, deve essere maggiormente importante proprio oggi ed in questo momento di netta crisi ideologica ed economica.
Crisi dei valori nel mondo contemporaneo che parte dalla crisi dei valori specifici e non di quelli universali tanto che ne consegue una interpretazione “RELATIVA” di morale dove però il termine relativo non deve essere confuso con il significato corrente di esso, secondo cui è relativo tutto ciò che non è assoluto.
La Massoneria Universale, con il nostro operare, deve dar vigore alla dignità, alla libertà, alla fratellanza, al rispetto del singolo nella diversità, combattendo ogni forma di intolleranza.
La Massoneria di oggi, in un mondo così travagliato ed omofobo, deve mettere in campo nuovi valori che siano stimolo di dialogo, di comprensione, di sintonia, di accettazione e di impegno educativo-pedagogico.
Dobbiamo fare meno filosofia e più azione, con fatti concreti nel rispetto reciproco.
Dobbiamo guardare lontano, proseguendo il nostro cammino alla ricerca della verità, sempre rivolti al bene dell’Umanità ed alla gloria del Grande Architetto dell’Universo.
Non concordo con i Fratelli che, spesso delusi e demotivati (magari a ragione), esprimono l’intenzione di abbandonare la Massoneria senza combattere per cambiare le cose e per darsi essi stessi un’altra opportunità.
E’ importante l’unione dei Fratelli, il dialogo, il confronto nonché l’impegno educativo-pedagogico che ogni Massone deve assumere verso i giovani, quali adulti del futuro.
Già questo basta per non far vincere lo scoramento e non abbandonare la nave proprio nel momento del bisogno.
Dobbiamo ricordarci che noi siamo Massoni e, come tali, non ci dobbiamo far spaventare dall’insuccesso e dalle difficoltà che necessariamente incontriamo.
Diceva il fratello Winston Churchill: “Il successo non è definitivo, l’insuccesso, il fallimento non è fatale: ciò che conta è il coraggio di andare avanti. Il successo è l’abilità di passare da un insuccesso all’altro senza perdere l’entusiasmo”.
L’entusiasmo di noi Massoni deve essere l’eggregora per influenzare e coinvolgere le persone e le loro opere, per il bene dell’Umanità.
E a questo punto, cosa può fare un Massone che nella vita profana, come me, fa il medico?
Il Massone medico deve ricercare l’eggregora iniziando dal sano rapporto tra scienza ed etica.
Scienza ed etica devono porsi sempre alla base dell’evoluzione della ricerca e della medicina nonché della Massoneria, per il miglioramento della vita dell’uomo, sia per la salute del corpo e della mente, sia per l’inserimento dell’opera dell’uomo nell’ambiente in cui vive. Il medico-massone deve perseguire i principi di amore fraterno, soccorso e verità. Come ho già rilevato in una tavola sul rapporto Massoneria e Medicina, “il miglior comportamento professionale del Medico è di attenersi in primo luogo alle regole del buon padre di famiglia e dell’uomo libero, di buoni costumi, e della libera muratoria, cui si deve aggiungere il rispetto massimo per il Paziente, la tutela della sua salute e della sua riservatezza, il conforto umano, la salvaguardia e difesa della dignità, la guida nella ricerca della via per la guarigione”. Il medico deve dedicare tempo, energie, professionalità, coinvolgimenti personali ai malati, superando i limiti del proprio ruolo istituzionale, dei regolamenti, del contratto di lavoro, per occuparsi a tempo pieno dei pazienti.
Il fine esclusivo del medico (per di più Massone ) è il malato.
Va sfatato il mito profano che vede nel Massone l’uomo che si nasconde nella Loggia per tramare all’interno e ricercarne un tornaconto economico e/o una scalata sociale per raggiungere il potere.
E’ dunque importante dimostrare di essere entrati in Massoneria mediante azioni da Uomini Adulti, non solo fisicamente ma soprattutto, come ha scritto un Fratello della mia Officina in una sua tavola, che qui riporto: “…relativamente al grado di maturità che la vita profana ci fornisce con l’esperienza del vivere quotidiano. E’ la vita, la famiglia, la strada, la scuola, il lavoro che ci maturano, che ci fanno diventare uomini. La maturità dell’uomo, insieme alle nuove idee scaturite dalla sua mente e bilanciate dal perfezionamento che il percorso iniziatico fornisce, ci fa sentire Massoni dentro di noi, uomini propositivi legati alla tradizione, attivi nel presente, con la mente rivolta al futuro. La Massoneria oggi ha il compito pragmatico di rompere con il passato, come fece già nel ‘700. Ovviamente non può e non deve essere un ritorno al passato, ma un adattamento di antichi concetti al futuro, che non prospetta più omogeneità culturali, ma solo diversità sempre crescenti.”
Termino con una delle più celebri espressioni del grande poeta romagnolo Giovanni Pascoli sull’Istituzione: “Massoni sono quegli uomini che non anelano che a fare del bene, a fare – ogni giorno, ogni secolo – meglio: veri uomini di cui si compone la vera umanità. Con le parole – e più con i fatti, e soprattutto con l’esempio – hanno cercato sempre di disarmare i rapaci e di sollevare gli oppressi; sono nella lotta, e non per la lotta: sono pacieri e non guerriglieri; non hanno altro fine che di promuovere la umanità del genere umano“.
La libertà non si può spiegare.
Si può soltanto respirare senza pensarci, come l’aria, e
come l’aria rimpiangerla quando non c’è più.
A differenza dei dogmi, non reclama certezze e non ne offre.
I suoi mattoni sono i dubbi e gli errori, gli slanci e gli abusi.
I suoi confini sono labili, mobili.
E la sua rovina è l’assenza di confini,
che le toglie il piacere sottile della trasgressione.
(Massimo Gramellini)
M..A. Ivan N.