Ho tracciato questo contributo raccogliendo, quasi di getto, alcuni pensieri e riflessioni venutemi a mente nei mesi scorsi, ben prima che il Presidente del nostro Collegio “Ravenna et Classis” proponesse il tema per quest’anno massonico. Questo lavoro architettonico, quindi, nasce come una sorta di memorandum, un mio diario di riflessioni personali sul senso e sul significato che può avere, oggi, nel XXI secolo, l’essere Massoni ed anche, nel nostro caso, Maestri Architetti. Vale a dire coloro i quali, più di ogni altri, nell’ambito della tradizione muratoria più pura perseguono i valori indicati nei “cinque punti della Fratellanza”, alla base del nostro Rito e la ricerca della “radice dell’Armonia Architettonica” dei nostri lavori.
Come voi tutti sapete, la Massoneria, come la conosciamo ancora oggi, nasce verso la metà del 17° secolo, secondo i documenti di cui disponiamo. Molti studiosi ne calcolano la nascita in tempi più remoti ma non essendoci prove certe, noi preferiamo questa data.
In quel tumultuoso periodo storico avvenne tra l’altro una vera e propria crisi edilizia (diremmo oggi secondo i termini moderni) dato che la Chiesa, come committente principale, dovette distogliere gran parte dei fondi fino ad allora destinati alla costruzione di chiese e cattedrali ad altri scopi e il mattone, molto più economico e grazie anche alle nuove scoperte nei leganti edilizi, conobbe una grande espansione, soppiantando in tal modo l’uso della pietra fino ad allora adottato. Così gran parte del lavoro delle varie corporazioni esistenti entrò in crisi e molte furono costrette a chiudere. Non così quella dei Liberi Muratori, che sopravisse, accogliendo nelle loro fila anche chi non aveva specifiche competenze (i cosiddetti fratelli speculativi). Nel proseguo degli anni, poi, gli operativi erano sempre meno numerosi e gli speculativi sempre più numerosi, fino alla fatale scomparsa dei primi.
Altro fenomeno importante è che, nello stesso periodo, assistiamo anche ad un altro fenomeno anche altrettanto ampio e radicale; quello di una società che, per la prima volta, comincia a interrogarsi e a interessarsi a temi fino ad allora mai dibattuti prima, organizzando riunioni che si danno appuntamento solitamente nei cosiddetti “salotti” più in vista.
Salotti dove si dibattono gli argomenti più vari, che vanno dalle ultime scoperte scientifiche o teorie filosofiche, fino alle tendenze della moda e ai piccanti pettegolezzi, non essendone estranei nemmeno riferimenti alla politica e alla religione. Tutto ciò è però interpretato come tradimento o eresia e, per questi motivi, osteggiato dal clero e da molti governi.
Questo dibattito, malgrado tutto, poi si consolidò nel tempo e crebbe a tal punto che furono aperti locali chiamati “Caffè”, molti dei quali famosi, che riunivano le più belle figure della nostra storia (come il Caffè Gilli a Firenze, il Caffè Greco a Roma, il Fiorio a Torino, il Florian a Venezia, il Gambrinus a Napoli ecc.).
Il bisogno, però, di scambiarsi libere opinioni rese importante la necessità di farlo in locali più riservati, a riparo di orecchie indiscrete. Questa fu la nostra più grande occasione, ma anche motivo di aumentato ostracismo nei nostri confronti. Oltre alla storica condanna della Chiesa, noi fummo perseguitati in tempi diversi anche dai vari Re e dai Governi che si sono succeduti alla guida delle varie Nazioni. Ogni famiglia Massonica ha dovuto sopportare, nella sua Nazione, ogni tipo di vessazione, il tutto, volto alla completa estirpazione della nostra Istituzione. In questo processo, noi abbiamo avuto i nostri Templi distrutti ed i nostri FFr.·. perseguitati, alcuni addirittura assassinati, altri condannati alla perdita totale della Libertà, altri esiliati. Oggi, curiosamente, invece di ricordare tutti questi eroi e martiri della Libera Muratoria, noi abbiamo eretto statue, che fino ad oggi figurano nel nostro “Partenone”, o meglio “Museo Politico Massonico”, dedicandole a cittadini illustri, quali essi già erano. Cittadini illustri che, guarda caso, fra le altre virtù civili, hanno anche accettato l’iscrizione alla Massoneria; cosa questa che suona oggi come un orpello in più da ostentare nel pedigree e nello stendardo di qualche Loggia.
Comunque, ogni vessazione terminò 70 anni fa e da quella data in poi più nessuno (ad eccezione della Chiesa) cercò ancora la nostra fine; per queste ragioni, dovremmo quindi essere oggi all’apice della nostra storia. E invece no. Abbiamo pagato, 35 anni fa, un prezzo enorme per un errore commesso al nostro interno e, da allora, non siamo più riusciti a risollevarci del tutto.
Anche se oggigiorno gli iniziati alla Massoneria del G.·.O.·.I.·. sono un numero superiore, in termini assoluti, a quanto mai registrato, la nostra attuale percentuale, relativa alla popolazione italiana, ha una espressione da prefisso telefonico. Cosa ancor più grave, poi, se confrontata con la situazione della fine dell’’800 e dei primi del ’900, il nostro peso politico è ridotto quasi a zero e non siamo più presenti nella “stanza dei bottoni” come invece è stato fino a qualche decina di anni fa. A nessuno verrebbe in mente oggi di entrare nelle nostre fila a titolo di prestigio personale.
Questo per quanto riguarda i numeri assoluti, ma la qualità? Essa è, secondo me, molto deficitaria ed è dovuta soprattutto alla urgenza che hanno molte Logge di aumentare il loro piè di lista con nuovi aderenti nel più breve tempo possibile, per sostituire coloro che abbandonano o che non frequentano con assiduità i Lavori. Lo studio dei simboli e della nostra filosofia è lasciata, poi, alla libera e volontaria ricerca personale, con quello che ne consegue.
Ma quello che è più grave, è il comportamento di certi nostri rappresentanti, che dovrebbero invece essere di esempio per tutti. Contrariamente ai nostri principi ed ai nostri rituali di iniziazione, nei quali abbandoniamo i nostri metalli per entrare, per la prima volta in Loggia, bendati, claudicanti, poveri e con le vesti scomposte, ci hanno insegnato, con il loro esempio, sotto gli occhi di tutti i FFr.·., ad inseguire il Potere fin dalle cariche di Loggia, trasformando gli oneri di servizio in onori da distribuire ai più fedeli. Ci hanno dato l’esempio che il Potere va conquistato, incessantemente inseguito e mantenuto a qualunque prezzo. Ci hanno insegnato il culto del ricamo in più, del colore del grembiule differente, della medaglia. Ci hanno insegnato a risparmiare, non lavorando per ottemperare ai nostri principi, ma creando nel tempo spropositati tesori di Loggia che sono la prova evidente di un totale immobilismo.
Per rispondere al quesito proposto nel titolo del mio Lavoro Architettonico, ossia se ancora ha un senso l’appartenenza alla Libera Muratoria, io sono per il SÌ a condizione che:
1) Si radunino quei FFr.·. in cui (e sono ancora tanti…) la Massoneria è entrata in loro ed hanno la volontà e gli intenti di portarne avanti gli ideali
2) Si accetti di nuovo di osservare scrupolosamente le Regole di Anderson con particolare attenzione alle votazioni
3) Tutti i FFr.·. devono essere considerati uomini liberi, pur nella loro diversità di opinioni
4) Si lavori incessantemente per la nostra perfezione interiore, ma anche per lavorare per il bene di chi ci circonda.
Mi rendo perfettamente conto di quanto sia difficile raggiungere questi scopi, ma la Massoneria non è una Istituzione statica in cui chi lavora è solo quello che ha incarichi di Loggia, ma tutti devono dare il proprio contributo. Se non si è disposti a questo è meglio cercare l’affiliazione alla bocciofila di S. Rocco.
Siamo, oggi , in una fase di ricostruzione che certamente non sarà breve, ma necessaria per trasmettere ai nostri figli l’immagine di una Massoneria depurata e efficiente. In caso di insuccesso di questa ultima opportunità io, a malincuore, considererò conclusa la mia appartenenza alla Massoneria.
M.A. – P.P.