PRESENTAZIONE
Serenissima Gran Loggia del Rito Simbolico italiano
In tutti i tempi ci sono stati personaggi come Giordano Bruno, e al suo tempo in particolare, che, a costo della loro vita, hanno cercato di divulgare le loro concezioni filosofiche e scientifiche rivoluzionarie e al contempo avveniristiche (ma c’è tanta differenza fra loro?), senza avere approvazione, specie dal potere religioso. Sappiamo bene come andò a finire per Giordano Bruno che finì ignominiosamente sul rogo al Campo de’ Fiori di Roma e ridotto in cenere, tanto da non permettere che ci fosse una tomba per lui, se non altro per i posteri in grado di commemorarlo. E, dunque, fino a che punto potranno servire i diversi monumenti nelle pubbliche piazze di molte città per assicurare il suo indelebile ricordo? I suoi libri? E allora questo su cosa ci obbliga a riflettere? Ancora meglio: su cosa la classe docente, delle scuole e università, deve assolutamente modellare il proprio sapere, in virtù della rivoluzione culturale innescata dalla filosofia bruniana, poiché è di lui che andrò a parlare? E sappiamo bene che sono continuamente i concetti filosofici, scientifici, sociali, e religiosi a stagnare, diventando ortodossie intoccabili, geocentrismi inamovibili. Tanto da concepire barriere insormontabili ai tanti come Giordano Bruno, e a tutti i livelli culturali. Fosse al limite un’apparente sciocca idea di uno di essi bisognoso di avere appoggi per ben manifestarsi e così costituirsi come prezioso abbrivio – mettiamo – ad uno scienziato di larghe vedute disposto a studiare il caso e così aprire un varco alla scienza che mai avrebbe potuto progredire altrimenti.
Il compianto premio Nobel, il fisico Richard Feynmann morto nel 1988, così esprime questo concetto nel suo libro “Il senso delle cose”. Egli intravede la natura dello scienziato moderno con le seguenti parole:
«Molti si stupiscono che nel mondo scientifico si dia così poca importanza al prestigio o alle motivazioni di chi illustra una certa idea. La si ascolta, e sembra qualcosa che valga la pena di verificare – nel senso che è un’idea diversa, e non banalmente in contrasto con qualche risultato precedente – allora si che diventa divertente. Che importa quanto ha studiato quel tizio, o perché vuole essere ascoltato. Il questo senso non ha nessuna differenza da dove vengano le idee. La loro origine vera è sconosciuta. La chiamano “immaginazione”, “creatività” (in realtà non sconosciuta, è solo un’ altra cosa come l’ “abbrivio”). Stranamente molti non credono che nella scienza ci sia posto per la fantasia. E’ una fantasia di un tipo speciale, diversa da quella dell’artista. Il difficile è cercare di immaginare qualcosa che a nessuno è mai venuto in mente, che sia in accordo in ogni dettaglio con quanto già si conosce, ma sia diverso; e sia inoltre ben definito, e non una vaga affermazione. Non è niente facile.».
E se così potrebbero stare le cose della scienza, come non lo potrebbero le cose della filosofia? C’è tanta differenza fra loro, come ho detto in sordina all’inizio?
Ecco, chiedo venia per tutto ciò che ho cercato di argomentare a Codesta Serenissima Gran Loggia del Rito Simbolico Italiano, giusto per lasciare intendere chi io possa essere e come apparire a causa di sue concezioni fuori dai canoni scientifici e filosofici. Ma anche Giordano Bruno lo era quando si presentava ai dotti del suo tempo e alla Santa Romana Chiesa!
In breve ciò che mi prefiggo di porre a disposizione è una delle mie numerose ricerche, definibili “di confine” (al pari di quelle di Giordano Bruno), che, naturalmente, è dedicata a Giordano Bruno.
Si tratta di un’accurata indagine di natura astro-geometrica di mia concezione, in base alla quale si è in grado di stabilire l’ora esatta della sua morte che non si sa con precisione. Ma non è solo questo che si verrebbe a sapere. E non si tratta di cose dell’astrologia, ma di astronomia come base di partenza.
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Ecco una misteriosa Luna in causa che Giordano Bruno chiama l’astro narrante, ecco un certo cambio di paradigma non ancora concepito in quest’era moderna che pur inneggia in molti bruniani, aderendo all’idea di un universo infinito. Di infiniti mondi, ipoteticamente abitati, altra ipotesi fortemente sostenuta dagli astronomi e astrofisici d’oggi.
Di qui l’idea, diffusa proprio attraverso quelle provvidenziali “ceneri” disperse nel Tevere, sulla centralità della narrazione selenica nella radicale proposta del filosofo nolano. La Terra è come la Luna e così gli altri pianeti, e ogni altra cosa dello spazio: «son dunque infiniti gl’innumerabili e principali membri de l’universo, di medesimo volto, faccia, prerogativa, virtù et effetto» [De l’infinito universo e mondi – Dialogo III – Filoteo].
Gaetano Barbella