Tito Livio scrive la celeberrima “ab urbe condita” cioè dalla Fondazione di Roma, le rimembranze liceali ci suggeriscono che il verbo latino condere significa fondare ma anche nascondere. Vediamo in che rapporto è il termine nascondere con l’operazione fondativa di una città.
Nell’antichità fondare una città non significava solo fare un opera urbanistica, ma iniziare un territorio, sacralizzare uno spazio all’interno di mura sacre sotto la protezione di un Dio, cercare e trovare il luogo più adatto dal punto di vista economico, politico e militare ma soprattutto spirituale per far progredire un popolo.
Lo stesso Costantino 700 anni dopo la fondazione di Roma trasformando Bisanzio in Costantinopoli rifonda una seconda Roma trasferendo il Genio dalle rive del Tevere all’Asia, e pur dicendosi ispirato dal Dio dei Cristiani, ritualizza la fondazione attraverso antiche operazioni pagane italiche-etrusche come fa Romolo.
Secondo la tradizione all’alba del 21/4/753 ac il Rex-Sacerdos Romolo compì un sacrificio fuori della sua capanna, poi sul Palatino costruì un Templum per osservare gli uccelli e trarne auspicio al fine di ricevere la benedizione da parte di Giove sul luogo ove fondare la città, dopo aver ricevuto sull’Aventino la stessa benedizione al fondatore a scapito di Remo.
Quindi Romolo perimetrò il luogo della Roma quadrata facendo conficcare in terra quattro pietre agli angoli del Palatino, scavò una fossa centrale che fu riempita, dai membri delle tribù coinvolte nella fondazione, con zolle della loro terra di provenienza e primizie del raccolto che fu poi ricoperta.
Romolo accese un fuoco vicino alla fossa oramai ricoperta e suonò il liuto pronunciando con forza i tre nomi della Città : Roma, amor e flora.
Il primo era quello profano il secondo segreto ed esoterico tramandato in segreto fra i Pontefici Massimi ed il terzo sacro.
Le diverse anime dei popoli giunti sul Palatino si sono fuse ed armonizzate con il fuoco e con la musica. Solo allora Romolo aggiogò un toro ed una vacca all’aratro di bronzo e partendo dall’angolo Nord-ovest tracciò il sulcus primigenius in senso antiorario da Nord-ovest a Sud-Est.
Sollevò l’aratro solo nei punti ove costruì le porte della città.
Poi sacrificò la vacca ed il Toro a Giove,Marte e Vesta e uccise una bambina che seppellì con il corredo funebre sotto una porta, ritrovata oggi dagli archeologi. Le quattro pietre furono seppellite nel solco su cui eressero le sacre mura di Roma.
Quindi fondare come nascondere le fondamenta sacre delle mura.
Ma se ci pensiamo bene il rito della fondazione di Roma è assimilabile ad un opera alchemica, o alla stessa operatività massonica.
Il massone si inizia attraverso il primo viaggio sepolto nella terra del gabinetto di riflessione che è tomba e utero materno al tempo stesso, da cui esce per entrare attraverso una stricta ianua all’interno del Tempio, ove affronta gli altri tre viaggi, attraversando i restanti elementi, ma anche nel rito di fondazione c’è aria, acqua e fuoco: il volo degli uccelli, il fuoco acceso vicino la fossa ricoperta ed il sacrificio animale ed umano da cui scorre il sangue che è elemento liquido come l’acqua e che come nel calice domenicale del prete cattolico è contenuta per poche gocce con il vino o come nella trasformazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana.
Ancora, noi massoni sacralizziamo lo spazio sacro squadrando il tempio per avere un area ritagliata dalla realtà al di fuori del tempo e dello spazio come fa Romolo tracciando il solco della Roma quadrata.
Anche noi abbiamo parole sacre e di passo come quelle pronunciate da Romolo.
In altri termini lavoriamo attraverso ritualità e simboli, parole, gesti, musiche e profumi così come facevano gli antichi nei loro riti.
Ma cosa suggerisce la fondazione di Roma a noi Massoni Simbolici del 2013 ?
Forse che dovremmo operare per fondare una Quarta Roma dopo quella degli antichi romani, dei papi e degli Italiani, cioè quella Europea che deve essere sinonimo di giustizia, di crescita economica e culturale d’integrazione fra popoli e culture diverse in nome del bene e del progresso dell’umanità.
Il Mito della Fondazione di Roma deve essere paradigma esoterico ed exsoterico per i nostri lavori e per la nostra operatività. Roma non è solo un luogo fisico è un idea.
Pertanto quest’anno attraverso la storia esoterica, religiosa, politica di Roma cercheremo di far rivivere quell’idea grandiosa e di trarne nutrimento e stimolo per i lavori di questo Rito.
Mi permetto ora di recitare l’Inno a Roma del fratello Giovanni Pacoli ne il Nome Misterioso dedicato al nome segreto di Roma che oggi dobbiamo evocare per incarnarne il sogno.
A. G.
(Collegio Capitolium)
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