La Massoneria Italica – Il Rito Simbolico Italiano – Riflessioni

La Massoneria Italica – Il Rito Simbolico Italiano 

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Non è possibile accertare quali siano stati gli autentici insegnamenti di Pitagora; sappiamo solo ciò che hanno riferito autori di tempi successivi, o da ciò che fu scritto dai pitagorici, dopo che fu rotto il vincolo rigoroso del silenzio vigente, in origine, nella scuola pitagorica, insieme alla norma della trasmissione, esclusivamente, orale.

Il pitagorismo, comunque, trasse, indubbiamente, le sue origini dal mondo della sapienza e dei Misteri e la sua caratteristica va ravvisata, forse, nell’ abbracciare domini diversi in un’unica sintesi, nel suo procedere ad applicazioni dei principi del sapere iniziatico, nell’ambito particolare della scienza della natura, della matematica, della musica e via dicendo, proponendo, del pari, una speciale condotta di vita ed infine un dato ideale politico.

E’ questa polivalenza del pitagorismo, che gli antichi scrittori pensarono, forse, di spiegare, nel parlare della varie iniziazioni di Pitagora, quasi attribuendo a ciascuna di esse un dato contributo: mentre la tradizione, secondo la quale Pitagora avrebbe dapprima studiato presso i maestri della scuola ionica, sottolinea la parte della dottrina, che non ha, soltanto, un carattere trascendentale e metafisico, ma che si applica anche alla realtà visibile ed alla natura.

Il metodo sperimentale, proprio, nel campo dell’interiorità, ai Misteri ed alle iniziazioni, col pitagorismo, si applica, anche, a questo dominio di conoscenze particolari.

La vita dei pitagorici si svolgeva, essenzialmente, nei centri iniziatici, il primo dei quali fu fondato, da Pitagora, a Crotone e l’insegnamento mirava, prima di tutto, all’elevazione morale degli adepti, per mezzo della rinunzia alla passione e delle purificazioni del corpo; da qui le numerose e severe limitazioni : il silenzio nei suoi diversi significati, l’esame di coscienza giornaliero, la comunità dei beni, l’astensione dalla carni ed altre ancora.

La vita ascetica era rivolta all’elevazione dell’anima, che, se durante la temporanea unione al corpo si manteneva immune da corruzione poteva tornare, subito, alla sua origine divina e godere della beatitudine suprema: la contemplazione dell’armonia universale.

L’ammissione era selettiva ed occorrevano qualificazioni particolari, tra cui un esame fisiognomico, capace di garantire, attraverso certi caratteri fisici, la predisposizione del candidato a precisi orientamenti spirituali ed intellettuali,.

Gli Ammessi erano divisi in due gruppi: gli exoterici e gli esoterici; il primo era formato da tre gradi: uditori, parlatori e matematici; in esso vigeva la disciplina del silenzio e l’adepto doveva solo ascoltare, mai parlare, né discutere, criticare e chiedere spiegazioni in quanto doveva,solo, accettare ciò che udiva, in base all’autorità del maestro.

Il punto fondamentale dell’insegnamento pitagorico sta, appunto, in questo silenzio, poiché, in un primo momento, le verità devono solo essere ammesse, poi, in seguito ad una maturazione silenziosa, verificate, riconosciute per esperienza personale e la sapienza, viene, pian piano, acquisita, per esperienza diretta, sulla base della propria convinzione diretta e non della dialettica altrui: così essa diviene patrimonio intimo ed indelebile dell’iniziato.
Il periodo di meditazione durava dai tre ai cinque anni; in seguito, accedendo al secondo grado, quello dei Parlatori, il discepolo poteva parlare per domandare, discutere ed esprimere le proprie opinioni e solo nel grado dei Matematici avveniva la partecipazione effettiva alla conoscenza, appresa solo per trasmissione orale, con il linguaggio simbolico.

Alla matematica veniva riconosciuto il valore di una preparazione, per incominciare ad usare lo sguardo interiore, portandolo alla contemplazione delle cose materiali e mutevoli; a ciò che realmente esiste, realmente, sempre uguale a se stesso.

Si deve considerare, anche, che non si trattava di una sola scienza, ma un complesso di scienze “fisiche”, oltre la matematica, compresa la musica, la scienza dei ritmi e degli astri, la gnomonica, la stessa cosmologia.

Erano scienze “umane e divine”, aventi, cioè, un duplice aspetto, esteriore ed interiore; non di carattere empirico, ma dedotte, essenzialmente, da una metafisica ed erano, quindi, il punto intermedio al passaggio dall’exoterismo all’esoterismo, cioè alla fase iniziatica.

Solo allora, al discepolo, che, giunto ai Matematici, avesse superato un’altra serie di prove era concesso di entrare in rapporto diretto col maestro, con Pitagora, di vederne il volto, perché prima gli era concesso di parlare dietro un velario.

Qui, il vincolo del silenzio vigeva non più come disciplina dei novizi, ma come sacro impegno a non comunicare a nessuno l’insegnamento esoterico.

I pitagorici che avevano segni , modi di salutare e simboli per farsi riconoscere ed ottenere accoglienza non vivevano distaccati dal mondo; gli adepti potevano restare nella scuola e dedicarsi, unicamente, alle discipline iniziatiche o tornare alla vita ordinaria, svolgendo una qualunque attività, ma restando, per sempre, iniziati.

Pitagora espresse anche la sua concezione della politica: il potere doveva essere in possesso di uomini sapienti, gli iniziati, che ricevevano, in ultimo, l’insegnamento dei pubblici esercizi, per sapere instaurare un regime non tirannico, ma a carattere oligarchico, su sfondo teocratico e sapienziale.

Di Pitagora è, peraltro, interessante esaminare il concetto di numero, elemento base della sua dottrina; il numero non è solo un’entità aritmetica quantitativa, ma anche un principio metafisico qualitativo; esso è una fase armonica, che porta, appunto, all’armonia, regolando, come legge assoluta, l’universo e quanto, in esso, accade, poiché, secondo Pitagora, il numero è l’essenza di tutte le cose, la legge universale che tutto armonizza e governa.

Secondo il Maestro, nell’armonia si conciliano gli opposti che incontriamo ovunque e che si configurano, proprio, come opposizioni numerali.

La dottrina degli opposti è fondamentale per i pitagorici (cfr. M. Neri); essi ne individuarono dieci coppie, videro che i due membri costituenti non erano perfettamente uguali e stabilirono che l’ordine dell’universo veniva assicurato da “l’Armonia” che, sotto l’aspetto cosmogonico era quella delle sfere celesti, ruotanti attorno al “fuoco centrale”, mentre sotto l’aspetto etico era “l’Anima”, forza ordinatrice ed unificatrice delle discordanze della materia corporea.

L’anima, in quanto numero che muove se stesso è forza autonoma ed assume, in una scala di valori metafisici, ordinati sul grado di armonicità, una posizione intermedia e mediatrice fra il numero inferiore della realtà corporea e quello superiore dell’Armonia Superiore della monade divina.

Quindi, con la combinazione della degli opposti , con quelle dell’armonia e del numero si compie l’unità della filosofia pitagorica, perché l’armonia in cui i contrasti si annullano, elimina l’urto dei pluralismi, rappresentato dagli stessi opposti.

Individuando l’elemento primordiale nel punto che corrisponde all’unità, per i pitagorici il numero divenne il principio di tutte le cose e quindi anche delle entità ideali, come l’Amore, l’Amicizia, la Bellezza,e la Giustizia.

Questa concezione metafisica dovette riflettersi, per forza, nella vita pratica e mostrare l’armonia, anche, come ideale etico del comportamento umano, la meta della perfezione morale, così come portare all’identificazione della beatitudine suprema, promessa all’anima purificata, nell’Armonia Universale.

Ma la domanda che qui ci si pone è quella di capire che legale ci sia tra l’insegnamento di Pitagora e la massoneria italica.

Pitagora ci invita a guardare, sempre, la nostra coscienza,, ad indagare in noi, a conoscere meglio te stesso in un percorso che porta all’amore nei confronti del prossimo e dell’universo: “..Saprai come le cose passano e come similmente rimangono” – Ci troviamo dinnanzi all’essere e il divenire dell’antica filosofia greca, il “solve et coagula” dell’alchimia, alla bellezza della vita che si schiude e termina in un ciclo continuo (cfr. M. Neri).

Ed avere la consapevolezza che se c’è un G.A.D.U., io gli sono necessario quanto lui a me, sapere che se il prossimo esiste, esso è un tesoro per l’Universo, simile e non separato da me ci fa comprendere che questa partecipazione all’Umanità ci porta a quella dedizione espressa nella massima “Fa agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”.
Parlando, poi, di simboli, quello pitagorico per eccellenza, la Tetractis, nella sua forma schematica di triangolo equilatero, coincide, perfettamente con quella del Delta massonico.

Esso, insieme al Sole ed alla Luna è uno dei lumi sublimi della massoneria e, come recita il rituale dell’apprendista, si trova nei lavori di primo grado tra i simboli del sole e della luna, dietro lo scranno del M. Venerabile, mentre nei lavori di secondo grado è sostituito dalla Stella Fiammeggiante.

Le rispettive età iniziatiche dell’apprendista e del compagno corrispondono a questa sostituzione. Ne deriva una stretta connessione tra i due simboli e siccome la Stella a cinque punte è simbolo tanto dell’antico sodalizio pitagorico che della Massoneria, ne risulta confermata l’identificazione del Delta massonico con la Tetractis pitagorica.(cfr. M. Neri).
Seguendo le linee pitagoriche, la Massoneria Italica e con essa il Rito Simbolico Italiano, fonda il proprio essere su due massime fondamentali: “Conosci te stesso” e “Ama il prossimo tuo come se stesso”.

Essa propugna la libertà di coscienza ed il libero esame nella ricerca del vero e richiede a tutti i suoi adepti il rispetto delle opinioni altrui e vieta loro ogni discussione, che possa turbare il lavoro e l’armonia delle logge, centro permanente di unione fraterna fra persone buone, leali e probe, legate tra loro da un sincero amore per il Vero, il Bello ed il Buono.

Collegando la propria ragion d’essere, all’insegnamento pitagorico ed alla necessità, per l’uomo, di un continuo perfezionamento, essa, infatti, pone le basi per avere una visione armonica e globale dei rapporti dell’uomo con sé stesso, con i propri simili, con la natura e con l’universo.

Sua caratteristica, altro non è se non la misura dinamica dell’interiorità dell’uomo, che si connota con il risveglio spirituale, riconducibile in ogni altro essere umano e nella vita latente in ogni forma, propugnando un esoterismo fondato sulla centralità dell’uomo, teso alla rettitudine nel pensiero, all’operosità nella vita, alla libertà di costruzione nell’armonia.

Il massone, quindi, non può prescindere da un incessante lavoro che deve compiere su se stesso, non rivolgendosi a ciò che appare e che è sensibile, ma a quello che è nascosto in ogni cosa, poiché il processo iniziatico non è solo in funzione del proprio sé.

Se così fosse, la via iniziatica si ridurrebbe al solo obiettivo di entrare nel proprio mondo interiore e solo in esso trovare la verità, quale ragione ultima delle cose.

Ciò, invece è accettabile solo se essa è affiancata da quella che fa riferimento alla totalità delle cose: collegare il destino di ogni singolo uomo con quello dell’intera realtà, perché, solo così si compie un cammino che coinvolge il sé, il mondo e la realtà nella sua completezza.

Il Massone che si dedica esclusivamente all’aspetto esoterico – simbolico, curando solo l’attività speculativa, insita nella Tradizione Iniziatica dell’Istituzione, compie, solo, una parte del proprio lavoro; lavora, solo, per sé stesso.

Altrettanto, il Massone, assente dai lavori rituali, che si cura solo del suo agire nel mondo profano, anche pur facendo in modo che sia, quanto più possibile, conforme ai principi della massoneria non può aver compiuto, interamente e nel modo migliore, il proprio lavoro.

L’iniziazione massonica si differenzia da qualsiasi altra forma di percorso interiore, in cui avviene una rinascita a nuova vita, come può accadere in altre comunità non massoniche, per cui, dando retta alle due anime, con la prima si soddisfa il nostro bisogno di spiritualità, del trascendente (comunque si voglia intenderlo), del sacro, attraverso la pratica esoterico – simbolica, per tentare l’iter del perfezionamento interiore; con la seconda, forti dell’arricchimento spirituale conseguito, lavoriamo per perseguire gli obiettivi che si pone ciascun uomo libero e di buoni costumi.

Solo così si realizza la massime “ conosci te stesso, perché l’indagare, in se stessi, incessantemente, conduce l’uomo ad un continuo esame introspettivo che, lo ricrea, lo rinnova e lo innalza, continuamente, legandolo al divino che è in sé.
Solo così è possibile realizzare la seconda massima, poiché si passa dall’amore come sentimento, a quello come servizio, alla’amore per se stessi, che significa non esasperare il naturale istinto d’autoaffermazione in un processo narcisistico, in cui si vuole tutto e subito, ma “ amare il proprio io, la propria essenza comune a tutti gli uomini (cfr. .O. Gallego).

Questo amore, che è umano e non astrazione, in un corretto rapporto interpersonale è, dunque, in grado di mettere a disposizione dei soggetti una grande quantità d’energia che si traduce in capacità d’irradiazione, all’interno del tempio – la catena d’unione –e di servizio – la vera filantropia -, all’esterno, come comportamento visibile (cfr. O. Gallego).

La massoneria italica migliora la società, tramite l’educazione dell’individuo, considerandolo nei
suoi rapporti con Dio, con l’universo e con i suoi simili, basandosi essa:
– sull’esistenza di Dio, come simbolo, considerato come principio d’ordine universale e
dell’armonia cosmica, il G.A.D.U. – la tua proiezione nell’infinito- “conosci il tuo stesso Dio che
è figlio di Dio” – “guarda dentro di te, perché è il tuo Dio”- (cfr. V. Serino).
– sull’immortalità dell’anima e sull’indistruttibilità dell’essere umano dopo la morte.
– sulla fraternità di tutti gli uomini

Per la massoneria italica, dunque, vi è un rapporto diretto con il Principio e la rivelazione è data dal grado di coscienza di ogni uomo.

Ma se per la massoneria italica, l’uomo nei suoi rapporti con Dio implica la questione religiosa, in quelli con l’universo implica la scienza, perché essa mette l’uomo non solo in rapporto con l’universo, ma lo conduce a studiarlo ed a penetrare il segreti della natura, per volgere le forze a profitto dell’umanità.

Nei rapporti con l’individuo viene ammonisce di non fare agli altri ciò che non vorresti venisse fatto a te stesso, ma impone di fare il bene agli altri – il facere come moto del progresso, nella speranza di un futuro migliore.

La sintesi armonica che ne deriva, porta a prendere in esame le istanze, i bisogni, i sogni, le aspettative dell’uomo; i suoi doveri e diritti che, se realizzati, sanciscono l’unione tra cielo e terra.

La massoneria italica, inoltre, non ammette privilegi di classi sociali, onora il lavoro in ogni sua forma e sancisce che i doveri devono essere uniformi per tutti ed ogni uomo,in ragione del proprio lavoro, deve partecipare al godimento dei prodotti, risultato di tutte le forze sociali poste in attività.

Per essa, il vero fine è dato dall’uguaglianza sociale in faccia alla legge e a Dio e si persegue con il lavoro, nella loggia, ma anche nella società, con l’educazione, la solidarietà, la tolleranza e l’amore fra gli uomini, cioè con il rispetto di se stessi; lavoro, che deve contribuire alla emancipazione delle menti e dare la coscienza del cittadino, nello spirito e nell’essenza dell’etica muratoria, che ha le sue fondamenta nell’uomo e per l’uomo essendo, per sua natura laica, propria del popolo.

Da qui, l’impegno di dare all’uomo tutte le prerogative che gli sono proprie, per legge di natura, calata nella legge positiva, ovvero per “legge etica” che, divenuta norma giuridica, attraverso la coscienza storica del popolo è coscienza laica; da qui la vittoria del diritto sulla forza e su tutte le ingiustizie sociali, nonché la tutela della legge, che è dovuta al cittadino (..la difesa dei più deboli, combattere i soprusi e le ingiustizie, non offendere la dignità delle persone).

La massoneria italica insegna a seguire la legge morale e cerca, anche, di dare precetti, regole di vita,educando, guardando ai comportamenti, dando un profondo significato al senso religioso di ogni uomo non ponendo limiti alla ricerca del vero, lasciando ampia libertà d’azione, nel mondo profano, secondo coscienza).

Ebbene, ciò è un fatto politico ? E’ destabilizzante? Si è fuori dall’ortodossia massonica che vieta il “parlare di politica e di religione”?.

No, non è un fatto politico, come comunemente inteso, perché se ben compreso, il raggiungimento della propria massima potenza riguarda esclusivamente e solamente il controllo di ognuno su se stesso, che, come catena d’unione, conduce ad una forma eggregorica che prende sostanza; di uomini che si ritrovano in una comune visione della vita. Ebbene, così non è destabilizzante,, ma è sublime perché è la vita.

Se le logge sono luoghi particolari dove si riuniscono il Liberi Muratori, nei quali essi apprendono ad amare, a servire la patria e l’esercizio della loro arte che è quello della vita, si dovrebbe concretizzare il quarto ed ultimo punto dell’iniziazione pitagorica, la realizzazione del simbolo, dell’uomo.

Sul piano formale esso rappresenta un’ulteriore e conclusiva ricaduta verso la materialità della vita terrena, ma questa è soltanto un’apparenza, poiché l’ultimo incontro con la vita terrena è tale che avviene sotto l’illuminazione spirituale dell’intelletto ed ha lo scopo di realizzare la Suprema Armonia; la vita pratica retta dai supremi principi della verità assoluta.

Qualunque insegnamento o tradizione esoterica non può rimanere fine a se stessa ed inorgoglirsi della propria perfezione ideale, perché anche il solo miglioramento della propria persona non è sufficiente per potersi dichiarare soddisfatti del lavoro compiuto.

Il compimento della Grande Opera è, infatti, sulla terra ed il segreto della promozione di una vita superiore e quindi nel progresso del singolo, come dell’umanità è nel grado di collaborazione di ciascun uomo.

L’uomo può intuire il proprio Principio per mezzo della propria ragione e conoscerlo per mezzo delle proprie facoltà d’esternazione dalla materialità delle passioni che vorrebbe limitarla.

Ma il G.A.D.U. rimarrà solo un simbolo se non sarà realizzato nella sua completezza e, quindi, nella materia come nello spirito, sulla terra, così come nelle più alte sfere celesti.

L’Armonia assoluta non è un fatto sovrumano, ma riguarda anche al sfera terrena, perché, altrimenti, non sarebbe né assoluta, né terrena.

Abbracciando, quindi, la propria coscienza a quella dell’umanità, ci troviamo di fronte ad un uomo che ha penetrato la massima con amore, con il lavoro, con il sacrificio. Un uomo che, cosciente del proprio valore e delle proprie immense possibilità, si fa libero artefice e costruttore di se stesso ed arbitro degli eventi della storia; un mediatore tra cielo e terra che interpreta l’universo, le ragioni eterne ed immutabili che lo governano, le sue intime bellezze.

Un uomo che abbraccia con l’intelletto, tutto il mondo in cui vive, cercando di conoscerlo attraverso lo studio ed il rispetto della natura e dei fatti umani, in modo da poter equilibrare la realtà ed essere creatore della propria vita, è un uomo rinato, poiché gli è proprio un rinnovamento spirituale che si rinnova, continuamente, nei suoi poteri umani, nei suoi rapporti con gli altri uomini, col mondo.

E’ un uomo cosciente, che aspira all’equilibrio, all’armonia, consapevole che ciò si ottiene solo con il lavoro, con l’umiltà, con il sacrificio.

La profonda ricchezza degli insegnamenti pitagorici ci fa sembrare assolutamente desiderabile ciò e cioè che tutta la vita di un Uomo si trasformi in una specie di rituale continuo, che ogni oggetto del mondo intorno a lui debba essere considerato un simbolo dell’eterno fondamento dell’universo, che tutte le sue azioni debbano essere compiute con un senso di sacralità. Il “nostro uomo”, vuole, però, conseguire anche quella felicità, quella serenità che è umanamente possibile, dando quindi il giusto valore, anche, agli interessi mondani, alla bellezza fisica, all’intelligenza, alla volontà, alla forza ed al progresso.

Oggi, più che mai, questo uomo è necessario, perchè sta emergendo, sempre più, fortemente, la consapevolezza che molti dei problemi che ci troviamo a dover affrontare, come uomini, potranno essere risolti non con mezzi militari o paramilitari, nè col semplice mercato e quant’altro di semplicistico, appariscente e futile, ma attraverso il dialogo, la giustizia sociale, un maggior rispetto della dignità umana, una più equa distribuzione della ricchezza, una più serena e non egoistica valutazione dei fatti.

Siamo una famiglia interconnessa ed i problemi del mondo che dobbiamo risolvere lo potranno essere soltanto a livello collettivo.

Ogni paese ed ogni persona dovranno portare i propri doni al tavolo dell’Umanità e noi anche, come catena di pensiero ed azione che ha ripreso il suo divenire.

Una massoneria, quella italica, che dovrà essere sempre più l’immagine di una bussola che guida i viaggi, il cammino dell’uomo e che evoca l’idea dei valori e dei nostri principi, che devono guidarci nel nuovo secolo e nel nuovo millennio, man mano che la gente diventa sempre più interconnessa di quanto non lo sia mai stata in precedenza.

Una Massoneria quella italica che deve accreditarsi sempre più, al mondo di tutti i giorni, come punto di riferimento per coloro che desiderano dialogare, dibattere e riflettere sulle problematiche della vita con vero spirito laico in armonia e fraternità.

Se vogliamo raggiungere un nuovo livello di benessere di pace per il mondo, dobbiamo imprimere maggior forza alla solidarietà invece dell’individualismo, all’onestà invece della corruzione, al rispetto e non al disprezzo, alla compassione invece dell’indifferenza ed impedire, sia all’interno, che all’esterno, come del resto ci compete, ogni bassezza umana propria “delle prigioni e del vizio”.

L’uomo, che nel suo deambulare, cerca il dialogo con l’altro è il simbolo della curiosità e dell’avventura, qualità aperte anche all’imprevisto che portano alla scoperta di sé stessi.
In definitiva, noi dobbiamo essere SIMBOLI per tutti coloro che hanno a cuore il rapporto dell’uomo con il suo simile e con l’ambiente; un rapporto, all’inizio del terzo millennio, mai così potenzialmente promettente, eppure mai così drammaticamente pericoloso.

La Massoneria Italica che ci vede OPERAI SENZA RICOMPENSA NEL MONDO, per effetto del proprio patrimonio, tipico del “ mare nostrum”, fatto di profonda religiosità, di rispetto, d’umanità, di regole, di senso del dovere, può far sì che il globalismo tenda meglio a precisarsi come universalismo, come consapevolezza di un tutto intimamente unito, che si propone come il vero volto dell’umanità e che porti in grembo il rispetto delle diversità e delle autonomie individuali, affinchè “tuo simile possa trame giovamento e rientrare in quel ciclo vitale ed armonico che è la vita “.

Una massoneria,quella italica, propria del Rito Simbolico Italiano, che si fa punto di riferimento, ma anche di contraddizione, nel mondo massonico e non poiché, affermando la propria identità morale ed ideale ed offrendo agli altri il proprio patrimonio di vita e di valori, traccia un confine tra il giusto e l’ingiusto ed assume un ruolo preciso davanti alla storia, affermando che il saper guidare vuol dire essere i più capaci e non soltanto i più numerosi.

E’ su queste basi che il Rito Simbolico Italiano deve continuare ad offrire qualcosa all’umanità, indicando, senza ambiguità, da che parte sta la civiltà umana e da che parte si deve stare, per difenderne il futuro.

Che la sapienza illumini il nostro lavoro, che la bellezza lo irradi e lo compia, che la forza lo renda saldo, ricordando che il lavoro conforta lo spirito e che il bene operato è l’eredità che l’uomo onesto lascia alla terra.

Il Serenissimo Presidente del Rito Simbolico Italiano
Fr. M.A.Giovanni Cecconi