Il Massone e la legge elettorale

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Quando mi sono accinto a preparare questa tavola su un argomento che, nella vita profana, si presta a tante suggestioni, ma che considerando il tema sotto l’aspetto dei rapporti massonici, ho cominciato a nutrire seri dubbi sulle mie capacità di essere in grado di sviluppare il tema in maniera appropriata.

Nella società civile che è la società dai rapporti economici reali e concreti, i cittadini, in relazione tra di loro, si associano e si dissociano, si incontrano e si scontrano, arrivando talvolta a dei veri e propri conflitti.

In questa prospettiva, il fenomeno associativo è stato osservato e studiato da sociologi e da studiosi del pensiero politico, così come rappresentare adeguatamente i propri interessi nel contesto delle istituzioni elettive.

Quando il pensiero politico diventa l’obiettivo nascosto di un singolo, o di una classe dirigente oligarchica, che vuole stabilire da sola le regole del gioco, con un percorso poco gradito ad una tradizione politica costruttiva dedita al bene comune di tutti i cittadini e delle future generazioni, allora il popolo, e intendo tutta la collettività vuole riscoprire la voglia di cercare una strada comune che ridia voce ai propri bisogni primari, e non accetta che questi vengano messi in discussione a discapito degli obiettivi appartenenti a tutti i cittadini di un Paese che ha fatto della voglia di stare assieme la prima delle proprie necessità.

Nei nostri rituali, nella parte riservata ai lavori in grado di apprendista, leggiamo che i lavori di loggia sono aperti per il bene dell’Umanità e alla gloria del G.A.D.U., come a significare che il massone non agisce a titolo personale o in favore di determinate entità politiche o religiose, ma con l’intento peculiare di cercare il benessere dell’uomo in quanto tale, senza distinzione di sesso, razza, politica e religione.

Nell’Ottocento l’adesione alla Massoneria, nacque dal bisogno di una socialità particolare, alla ricerca di forme nuove di aggregazione sociale, accompagnata dalla circolazione di nuove idee e di nuove dottrine, ragion per cui il rapporto tra massoneria e illuminismo assunse un’importanza fondamentale.

La massoneria vi prese parte attivamente, offrendo, da un lato la prospettiva di un’educazione nuova del genere umano, e, dall’altro quella di risposte teosofiche alle ansie del tempo.

Ma con la rivoluzione francese tutto era destinato a cambiare, diverse le ragioni della scelta muratoria, diverse le storie di un’esperienza che continuava a dichiararsi universale, la massoneria allora diventa un filone rilevante della storia europea.

Ad essa guardarono con interesse e favore personalità intellettuali, geniali e creative, alle quali appartiene il tentativo di conferire alla stessa il carattere di una scuola di saggezza, di perfezionamento, per il raggiungimento della felicità del genere umano.

Costituzioni, leggi, elezioni, maggioranze e opposizioni sono gli argomenti che infuocano le discussioni dei Fratelli in tutta Europa, insinuando le idee di un governo fondato sulla ragione, sul libero arbitrio, sulla libertà e sull’uguaglianza.

Le logge diventarono così un anello della catena che collegò la cultura politica soprattutto inglese e francese alle rivoluzioni democratiche verificatesi nel XIX° secolo, e in esse si dibatteva sul dispotismo, sui privilegi in uso di pochi, sulla necessità di dotarsi di costituzioni.

Il pensiero e l’azione della libera muratoria è sempre stato rivolto all’affermazione dei valori di libertà e di uguaglianza giuridica di tutti i cittadini davanti alla legge, che, col passare del tempo si è vieppiù allargata ai diritti economici e sociali.

In particolare per quanto riguarda il modello di società democratica e di gestione del potere politico anche dopo la fine della seconda guerra mondiale appare ovvio e naturale il legame con il sistema giuridico in vigore nelle comunità occidentali.

Oggi viviamo un periodo di grave crisi, anche sotto l’aspetto del sistema elettorale adottato e, infatti, piaccia o no l’anomalia italiana ha costretto i suoi cittadini ad ingoiare ben tre riforme dal 1993 ad oggi, e ad accettare l’idea che queste riscritture siano fatte, non per durare nel tempo, ma su misura delle forze politiche presenti.

In particolare il sistema introdotto con legge ordinaria n. 270/2005 (c.d. Porcellum) si fonda su una formula elettorale proporzionale, ma con dei correttivi maggioritari così incisivi (clausola di sbarramento e premio di maggioranza) tanto da essere classificato come sistema maggioritario di coalizione.

Gli estensori di quella legge avevano indotto i cittadini nell’illusione di una riduzione di quel multipartitismo che, in precedenza aveva contraddistinto l’esperienza politica italiana, un’aspettativa delusa in quanto, nonostante questo meccanismo maggioritario, l’offerta politica si è ulteriormente frammentata se non moltiplicata.

Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittime alcune norme si è tornati a parlare di legge elettorale, ma si fatica a comprendere fino in fondo il senso delle proposte messe a confronto.

Le leggi elettorali non sono buone o cattive di per sé, ma in relazione al momento in cui vengono applicate; la proporzionale era l’unico sistema che poteva essere adottato nel 1946, ed ha evitato nel 1948 che si fronteggiassero la Democrazia Cristiana e il Fronte popolare sostenuto dal blocco social-comunista, che notoriamente tendeva a privilegiare rapporti con l’Est Europa, sotto il controllo dell’Unione sovietica.

Nello stesso tempo ha prodotto il consociativismo assembleare, ma come rimedio ad una democrazia bloccata dall’impossibilità di alternanza al governo del paese da parte di schieramenti contrapposti.

Oggi, i sistemi cui fare riferimento, dopo le riforme degli ultimi anni, dichiarate non conformi alla Costituzione da parte della Corte Costituzionale, sono sostanzialmente tre:

1. il maggioritario inglese, sistema radicalmente diverso che non terrebbe nella dovuta considerazione la storia politica del nostro paese, che è anche la storia dei partiti italiani, e con il rischio di un trasformismo alla De Pretis;
2. il maggioritario francese, con il ballottaggio in due turni elettorali, la prima sui candidati dei vari partiti e la seconda sugli schieramenti contrapposti che lo stesso sistema costringe a formare;
3. il sistema proporzionale tedesco che in pratica è un sistema proporzionale corretto, dove si forma un unico collegio uninominale per la scelta del premier, mentre si vota con il proporzionale per tutti i partiti che avranno i loro rappresentanti in Parlamento solo a condizione che raggiungano il 5% dei voti su scala nazionale, ma che di fatto ha la conseguenza di sacrificare i partiti minori.

Dal progetto scaturito negli ultimi tempi, in seguito all’accordo fra i due principali schieramenti leggiamo sulla stampa che si punta a concentrare i poteri decisionali nell’esecutivo, a ridurre gli spazi delle istituzioni di controllo, a esasperare il bipartitismo obbligatorio che conferisce pieni poteri a quella formazione politica che ottiene un voto in più, anche se ben lontana dall’aver ottenuto il consenso della maggioranza degli elettori.

Il presupposto politico è che governare il paese sia una questione di potere; qualcuno deve avere un potere decisionale pressoché incontrastato, ma allora poniamoci la domanda: “A cosa serve il Parlamento” ?

Se l’obiettivo è quello di formare un governo che abbia il sostegno elettorale della maggioranza dei cittadini, allora tanto vale riformare la Costituzione, magari abolendo il Parlamento e svolgere elezioni per eleggere un premier e il suo governo.

Voglio ricordare quel fondamentale principio della separazione dei poteri che sta alla base della nostra democrazia così come fa parte di quei principi essenziali che la Massoneria ha assunto ed ha lottato da sempre per quest’ordine di idee.

In un sistema democratico l’organo che ha il compito di legiferare e quello di provvedere alla gestione della cosa pubblica (res-publica, appunto) deve rimanere separato e indipendente nella propria funzione.

La Corte Costituzionale, nel sancire l’illegittimità costituzionale di un sistema elettorale che conferisce la maggioranza assoluta dei seggi ad un partito o ad una coalizione a prescindere dal numero dei voti conseguiti, ha ribadito che la nuova legge elettorale deve assicurare la necessaria rappresentanza alle diverse formazioni associative della società (partiti), con la possibilità di introdurre meccanismi di stabilizzazione dei governi, che però non possono essere sproporzionati perché rischiano di comprimere alcuni principi costituzionali come l’uguaglianza del voto e lo stesso fondamento pluralistico che sono paletti caratteristici della nostra democrazia.

Vorrei a questo punto rammentare a tutti noi, il giuramento fatto dall’aspirante massone all’atto della sua iniziazione, in cui afferma di essere rispettoso della Costituzione e delle leggi dello Stato.

C’è allora da chiedersi se il meccanismo nel disegno di legge in discussione rispetti il principio che sia garantita la possibilità di conoscere i candidati che verranno scelti in base alle indicazioni degli elettori nei singoli collegi.

La lista bloccata che si presenta in ogni circoscrizione, con pochi nomi riconoscibili non garantisce per nulla l’elettore, il quale, votando per quei candidati, può in realtà concorrere ad eleggere tutt’altro esponente politico presentato in altra circoscrizione, e questo grazie al riparto proporzionale dei seggi effettuato a livello nazionale.

Si tratta di un sistema in cui la composizione delle camere continua ad essere determinata dalle modalità di composizione delle liste e la loro distribuzione nel territorio, senza che l’elettore possa influire sulle scelte dei partiti.

Il sistema elettorale in discussione consente al partito che ottiene il 37% dei voti di acquisire una maggioranza assoluta dei seggi alla Camera dei deputati pari al 55%, e il marchingegno di un secondo turno di votazione, definito pretestuosamente di ballottaggio, ma il riferimento a quei sistemi di ballottaggio già in uso in altri paesi è alquanto improprio.

In quei sistemi elettorali il ballottaggio è applicabile al caso di una pluralità di candidati ad una carica unica e fra di loro nessuno abbia ricevuto i consensi necessari, per cui occorre procedere ad una seconda votazione, limitando la scelta ai candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti.

Tutt’altra cosa è la previsione dell’Italicum che è intesa solo a modificare la composizione numerica di uno dei due rami del Parlamento, rispetto al risultato elettorale, in pregiudizio del principio democratico della rappresentanza, in modo da trasformare una minoranza di voti in una maggioranza di seggi.

Il c.d. premio di maggioranza, per quanto a mia conoscenza, non esiste e non sarebbe neppure auspicabile in nessuna delle democrazie occidentali; il solo precedente è quello della legge truffa del 1953 che imponeva un quorum del 50% più uno dei consensi per l’attribuzione del premio, che avrebbe così rafforzato una maggioranza già acquisita.

Vi è un’unica esperienza di una maggioranza attribuita alla lista più forte anche in minoranza di voti ed è quella della legge elettorale fascista del 1953, la c.d. legge Acerbo.

Il primo problema che dovrebbe porsi una classe politica seria è quello di garantire una corretta proporzione tra la ragione della stabilità e quella ineludibile della rappresentanza; ciò vuol dire chiedersi se un premio assegnato alla lista che raggiunge il 37% dei voti possa ottenere la maggioranza assoluta dei seggi.

I partiti sono ormai dei comitati elettorali, interessati esclusivamente ad ottenere il consenso degli elettori e una sorta di delega in bianco per occupare i centri di potere, mentre se i cittadini rifiutano la classe politica espressa dai partiti questa non ha alcun diritto di governare con i pochi voti che riceve.

La distanza crescente fra i partiti e gran parte dell’opinione pubblica non è causata solo dagli scandali e dalla qualità etica dei loro gruppi dirigenti, ma è motivata anche dalla sensazione della loro impotenza e/o incapacità a governare i grandi problemi della nostra società.

La mancanza di un’efficace dialettica parlamentare costituisce una delle cause più significative delle attuali disfunzioni e del degrado del nostro sistema politico e il complesso delle riforme, fra cui assume particola rilievo l’abolizione del Senato tende a svilire il ruolo del Parlamento, ridotto a semplice esecutore delle decisioni del governo.

Al termine di questa forse troppo lunga disamina, basata su letture in merito, vorrei che le mie impressioni personali servissero da stimolo per riflessioni critiche sul ruolo che la libera muratoria debba recuperare, in modo tale che le consenta di riaffermarsi quale portatrice di idee forti, nonostante la scarsità di esponenti dell’area laica e democratica che fin dalla metà degli anni ’90, ha fatto venir meno i punti di contatto fra la massoneria e i centri di ispirazione dell’opinione pubblica.

Ravenna, Valle dei FF Uniti, li 11 Dicembre 2014
Il Fr.’. M.A. Angelo M.