Massoneria e Chiesa: una precisazione

Microcosmo--London-Freemason-Hall

Prima di dare avvio al nuovo Anno mi preme concludere il discorso che avevo iniziato con la tavola dedicata a Papa Francesco. Quella tavola, il cui messaggio mi stava particolarmente a cuore e che avevo meditato più volte, è stata comunicata in una occasione nella quale il clima si era fatto teso e decisamente disarmonico. Ricordo bene i commenti e che alcuni di essi mi hanno provocato una vera e propria sofferenza spirituale; uno stato d’animo che mi aveva spinto sull’orlo di una decisione irreversibile. Un forte richiamo alla tolleranza e soprattutto all’umiltà mi hanno convinto della inopportunità del gesto che meditavo. Non avrei più ripreso l’argomento; ma l’essere stato chiamato a presiedere il Collegio mi ha fatto decidere sulla opportunità di chiarire ancora di più il mio pensiero nei confronti della religione e dei rapporti tra Chiesa Cattolica e Massoneria. E’ una precisazione che ha soprattutto valore per me non intendendo imporre nulla né nulla sostenere ad oltranza ma solo condividere un sentimento.

E’ mia profonda convinzione che per definirsi Massone non si debbano necessariamente esternare sentimenti di anti-clericalismo. Personalmente li reputo solo atteggiamenti di maniera. L’anticlericalismo non può aver posto nei nostri Templi come non lo può avere il suo contrario; non hanno posto perché entrambi sono espressione dell’errore di attribuire alle Istituzioni le responsabilità nella emanazione delle regolamentazioni costitutive che vengono proposte a coloro che aderiscono alle Istituzioni stesse, mentre le responsabilità sono degli uomini che occupano, di volta in volta, le cariche decisionali e che si giovano di interpretazioni unilaterali della storia, della cultura, della scienza e dell’evoluzione dei costumi. Interpretazioni che dovrebbero essere considerate cadùche come il loro ruolo.

La mia convinzione, quella che mi ha dettato le parole scritte nella tavola su Papa Francesco, è che il rapporto che il Massone deve avere con la religione è squisitamente ed esclusivamente spirituale, speculativo e soprattutto personale.

E’ un rapporto singolare che và ben al di là dell’entrare in una Chiesa e non trovare Dio, dell’ entrare in una Moschea e non trovare Dio, dell’ entrare in una Sinagoga e non trovare Dio; è un rapporto che deve mettere in guardia dalla tentazione che, a fronte del non trovare Dio e nella convinzione di essere “divini” in quanto parte infinitesimale ma integrante dell’Uno trascendente, si sia portati a credere che Noi stessi siamo Dio; questo ci allontanerebbe anni-luce dall’Essere Supremo avvicinandoci al suo opposto; sarebbe la contraddizione del Massone

Così come ritengo una contraddizione, nella prospettiva di un rinnovato rapporto tra Massoneria e Chiesa, arroccarsi in una posizione oltranzista aspettando che sia l’altro a prendere l’iniziativa e non avendo la disponibilità a proporre il colloquio, se questo gesto potesse servire.

Mi ritengo un credente alla ricerca di conferme, che è una delle tante modalità che l’uomo ha inventato per tormentarsi; ma così è.

In questa condizione spirituale, che ribadisco essere personale e senza alcuna altra pretesa, sono stato colpito, come tantissimi, dalla figura del nuovo Papa che continua ancora a stupirmi ed a tenermi un uno stato di attesa. Questo non mi rende né clericale né anti-clericale; mi rende un animo anelante e ricercante; insoddisfatto ma anche curioso e speranzoso.
Come tanti di noi ho percorso un sentiero nella religione che altri hanno scelto per me.

Paghiamo certamente la nostra nascita cristiana e la crescita nel Cattolicesimo. Ma anche la Massoneria, coi suoi simboli e riti, paga un tributo al Cristianesimo.

Si ripete, e l’ho sentito anche tra le colonne di questo Tempio, che c’è inconciliabilità tra Massoneria e Chiesa, attribuita alla pretesa da parte di quest’ultima di un vincolo totale da parte dei fedeli rispetto alla verità; vincolo espresso dalla accettazione passiva di un rigido sistema dogmatico.

Personalmente non sono in sintonia con la inconciliabilità. Ma neppure accetto il dogmatismo. Il dogma, come formulato dalla Chiesa, non lo interpreto come una imposizione ma piuttosto come un attributo – per di più discutibile – di una particolare religione. Non rappresenta per me un elemento di inconciliabilità.

Gesù disse (Vangelo di Giovanni 8,32) “la verità vi farà liberi”; affermazione richiamata nell’enciclica di Papa Giovanni Paolo II “Veritatis Splendor” del 1993 con la quale viene ribadito il rifiuto dei precetti massonici da parte della Chiesa pur non citando la Massoneria; è scritto “Alcuni sono giunti a teorizzare una completa sovranità della ragione nell’ambito delle norme morali // che sarebbero l’espressione di una legge che l’uomo autonomamente dà a se stesso // contro la Sacra Scrittura e la dottrina costante della Chiesa”. Sono portato a leggere quel “della Chiesa” come “dei dirigenti della Chiesa” e non della Istituzione Chiesa e questo equivale a negare il valore assoluto delle affermazioni contenute nell’enciclica relativizzandole in funzione delle intenzioni di Giovanni Paolo II.

A mio parere, non può esserci libertà se non c’è dignità e la dignità equivale al possesso ed all’esercizio della libertà di spirito che non può essere sottomessa né ai dogmi né alle passioni. La libertà, della quale parla Gesù, non può allora essere disgiunta dalla dignità e presuppone che la verità emanante da Dio non possa ledere né l’uomo né la sua dignità. Se Dio ha creato l’uomo pensante è implicito che Egli accetti che la Sua creatura eserciti liberamente il potere che gli è stato delegato. Altrimenti si dovrebbe dissertare di predestinazione o di chi nasce già salvo e di chi nasce già dannato. Mi sembra fanta-religione!

Dio è bontà, verità e ragione proprio perché lascia libera la Sua creatura di auto- determinarsi e non può, in quanto Essere perfettissimo e giustissimo, dettare l’agenda dell’Uomo o sostituirsi ad esso o condizionare le conseguenze degli atti dell’Uomo.

Ancora una volta domando: dov’è il contrasto? Si, in effetti un contrasto c’è ed è l’inconciliabilità tra uomini non tra idee.

E’ questo il punto del mio cammino nella religione al quale sono giunto e che non mi soddisfa.

D’altronde non riesco a vedermi né mussulmano né ebreo, né indù né qualcos’altro. Riesco a vedermi solo cristiano con ascendenze cattoliche di maniera ma non di sostanza. Non posso certo definirmi un buon religioso ma, come già ho detto, un credente inappagato che spera di rispondere ai mille dubbi che lo assillano e che non dispera di poterlo fare. Il tempo a disposizione si va riducendo ma non ho fretta perché lavoro affinché la mia pietra sia squadrata alla perfezione. Ma a che mi servirebbe una pietra perfettamente squadrata se poi non si incastrasse con tutte le altre pietre? Con le Vostre pietre? Ed a cosa servirebbero le vostre pietre se non potessero incastrarsi con la mia?

Il punto è allora non clericalismo ed anti-clericalismo ma semplicemente credere nel G:.A:.D:.U:..

G:.A:.D:.U:. è per me sinonimo di Dio, di quel Dio che mi è stato inculcato e che ho nel tempo elaborato seguendo intuizioni e maturazioni.

Vivo, in buona compagnia peraltro, il dualismo tra Cristianesimo e Cattolicesimo chiedendomi sé è un dualismo reale o apparente.

Mi sento Cristiano e mi emoziono in tal senso; l’essere anche Cattolico è un corollario che mi lascia molto più tiepido.

 

M:.A:. Domenico P.