Dalle Origini alle Origini

– Sentinella dell’Ordine –

sentinellaDellOrdine

alla Serenissima G.·.L.·. 2003
Roma, “Casa S. Bernardo alle 3 Fontane”, 15 marzo 2003

 

L’8 Ottobre 1859 vengono poste le basi di una Comunione Italiana indipendente, per mezzo della R.:.L.:. AUSONIA

La nuova officina adotta il Rito primitivo, ispirato direttamente alle Costituzioni di Anderson e cioè il Simbolico, il quale riconosce soltanto i primi tre gradi che si chiamano, appunto, simbolici. Scopo principale è quello di dar vita ad una Loggia Nazionale completamente staccata da qualsiasi obbedienza estera.

I principi fondamentali del programma mirano a costituire l’Italia libera ed una, ad agevolare, per mezzo delle Logge e delle associazioni massoniche sparse per il mondo, i rapporti internazionali, facilitare i commerci, abbattere i pregiudizi che dividono popolo da popolo, preparare la vera fratellanza degli uomini per mezzo di una confederazione dei popoli civili, uniti fra loro.

L’unità della nazione italiana doveva procedere di pari passo con il perfezionamento morale dei cittadini, vero fine da perseguire.

La ricostituita massoneria italiana si diede anche dei fini sociali, quali l’istruzione per tutti, l’istituzione di scuole, anche serali, la costituzione di società operaie; di tutto ciò, insomma, che sarebbe stato indispensabile per l’educazione del cittadino e per un miglioramento della sua vita terrena.

Tutti questi principi contenuti nei cinque punti della Fratellanza, costituiscono, ancor oggi, i presupposti iniziatici del Rito Simbolico Italiano, che si definisce “Sentinella dell’Ordine a sottolineare l’impegno di mantenere e di difendere le caratteristiche iniziatiche proprie della Libera Muratoria“.

La frase “stare di sentinella” in origine ha questo significato: stare in ascolto, vigilare. La sentinella richiama i temi della vigilanza e della veglia. Nei momenti bui della vita massonica, come nelle notti scure della storia civile e sociale, in cui sembrano venire meno valori e chiare indicazioni di rotta, tanto da dover “navigare a vista”, ci viene chiesto di vigilare, di rimanere all’erta, di essere desti per capire ciò che accade, acuti nell’intuire la direzione degli eventi, pronti a fronteggiare l’emergenza.

Vigilando specialmente, come attenta vedetta, affinché non occorrano mai interferenze dannose alla serenità e all’operosità della Famiglia Massonica Italiana nell’ambito della Massoneria Universale.

Coloro ai quali è affidata tale cura tradizionale, iniziatica e gerarchica sono chiamati sentinelle, affinché stiano in alto spiritualmente, per meglio poter scorgere da lontano qualunque cosa stia per accadere, per poter scrutare la vita della Fratellanza Italiana con uno sguardo tanto più penetrante quanto meno soggetto al sonno della ragione e alla distrazione dei sensi.

Per il Bene della nostra Famiglia i nostri Padri ci hanno dotato di una cinta muratoria di solide pietre, affinché la cittadella della Massoneria e il suo Tempio fossero protetti, un ordine di mura che custodisse il suo Spazio sacro, ove regnasse l’armonia e il vizio non avesse accesso.

Il significato più profondo di questo tesoro, la cui sorveglianza ci è stata affidata, è appunto l’Ordine, l’Armonia, il Rituale.

Tale è il deposito che una plurimillenaria Tradizione ci ha consegnato. E la responsabilità di questa sorveglianza e custodia è veramente enorme. Ma sappiamo e sapremo prendere esempio da chi ci ha preceduto in questo compito: anche nel buio della notte, quando sulla loro anima appassionata di grande amore per la Fraterna Comunità Massonica poté calare l’angoscia, ne scrutavano con speranza indefettibile la navigazione nel mare buio e livido della società italiana sotto il gioco fascista, riconsegnando nelle nostre povere mani intatti gli strumenti dell’Arte (come il nostro Fratello Maestro Architetto Ottorino Maggiore).

Ma se anche la notte è meno livida del tempo che abbiamo rievocato, quando acque putride sommersero il mondo, il nostro sguardo non dev’essere meno duro, sottile e lucido, su ciò che matura nel nostro Paese e nel mondo: la mancanza di grandi punti di riferimento, di princìpi e valori, i colpi inferti ad una cultura e ad un’etica conseguente per quale i Fratelli che ci hanno preceduto lottarono e, spesso, a prezzo del loro sangue.

Ma saremmo sentinelle orbe se ci riducessimo principalmente a rivendicare con energia il nostro patrimonio passato e ad avere l’orgoglio delle proprie radici.

Assieme alla saggia laudatio temporis acti, non ci attarderemo soltanto a rimpiangere il passato di ieri o di ieri l’altro, ma è sempre più necessario riaccreditarlo di fronte agli immemori e ricordarlo nel mondo profano contro ogni tentativo di sua cancellazione.

Ma ciò non basta. Chi ci ha affidato la custodia dell'”avanzamento dei lavori”, strumenti e piani di costruzione – il Rituale, appunto – confidava in sé, in noi e nella bellezza della costruzione iniziata e proseguita per il Bene ed il Progresso dell’Umanità. Non basta dunque la lode del passato, occorre un senso più vigile del presente e, assieme, la costruzione di un muro di pietre ancor più solido per non essere colti di sorpresa e torri più alte perché la sentinella possa aver maggior possibilità di preavviso, maggior capacità d’interpretare ciò che si muove attorno. È un attacco? È un messaggero? Cosa ci serba il futuro? Quella polvere che si alza distante all’orizzonte non ancora ben visibile, che cela? La sentinella, inoltre, dev’essere più scaltra d’ogni astuzia. Guarda lontano all’esterno, ma deve saper posare il suo sguardo anche all’interno. In questo momento di crescita del nostro Ordine, a maggior ragione, dobbiamo essere attenti a che non vi siano, o non penetrino, anche se è una piccola scolta, entro le mura della Comunità Massonica, “cavalli di Troia”. Vi sono sempre stati Fratelli di nome e non di fatto, che non hanno appreso i rudimenti dell’Arte e che, sotto la corazza dell’anonimato irridono l’Autorità e calpestano il Sacro e noi siamo particolarmente vincolati ad allontanare tutto che possa portare al disordine e alla disarmonia, se non vogliamo che le nostre mura possano correre il rischio di esser preda delle fiamme.

Affascinante e unica è l’opera del Rito Simbolico Italiano, giacché la Sentinella dell’Ordine è dunque la Sentinella dell’Infinito. Infatti, il nostro Rito vigila per custodire ciò che ha: i valori di sempre – e in primo luogo il Rituale e la nostra feconda Storia -; scruta l’orizzonte per vedere il nuovo che arriva e discrimina nel “nuovo” ciò che è “positivo” per accoglierlo e il “negativo” perché venga rifiutato o posto in condizioni di non nuocere, con maggior rigore, se è già tra noi. Un passo del nostro Libro sacro (Isaia 21, 11) dice: Sentinella, quanto resta della notte? / Sentinella, quanto resta della notte? / La sentinella risponde: / Viene il mattino, e poi anche la notte / se volete domandare, domandate.

Ma di quale notte si parla? È la notte in cui la storia sembra volgere le spalle, in cui il piano del Grande Architetto appare oscurato, in cui prevalgono l’oppressione, la violenza, in cui non viene fatto agli altri ciò che vorresti che gli altri facessero a te. Ma “la stella del mattino” tornerà ad essere visibile. L’anima del Maestro Architetto è volta all’alba per riprendere, ancora una volta, i suoi architettonici lavori. La notte è notte, ma noi siamo sempre con l’anima della sentinella che è tutta verso la Luce, in costante e operosa scrutazione, anche in quest’alba del terzo millennio. E sappiamo che anche quando sopraggiunge la notte, dopo esserci separati, ci resta il Lavoro che conforta lo Spirito e il ben operare che, da uomini onesti, dobbiamo lasciare in eredità alla terra. L’oracolo di Isaia, come il nostro Rituale di Rito Simbolico, annuncia il mattino, ma anche, di nuovo, il ritorno della notte. L’oracolo del profeta c’invita ad insistere, a ridomandare, a non porre limiti alla ricerca della Luce e della Verità.

Quanto resta della notte?

La Sentinella non dice né può dire quanto resta della notte, ma dice che il processo è un ciclo, così come il nostro Rituale, così come l’anno punteggiato dai Solstizi.

È questa l’arte della sentinella che deve stare all’erta, mentre attende pazientemente il passare del tempo notturno per veder spuntare ad oriente la Luce.

Lo zelo e la fedeltà della sentinella nel portare avanti con determinazione l’architettonico progetto di custodia del Sacro chiamano in causa quanti vogliono far crescere la diffusione dei principi massonici in ogni settore della vita profana, senza parole d’ordine, e favorire una nuova primavera della Massoneria.

Un Simbolico impara a resistere e a sostenere l’attesa, ad accettare la sfida di rimettersi a disposizione ogni giorno. La Sentinella sa che può vivere con senno, benefizio e giubilo questa grande scelta, perché altri prima di lei l’hanno formata e fatta appassionare a quest’opera. A questo fuoco attinge la sua fiamma. Le sentinelle sanno anche vivere il loro cambio della guardia, con il consueto passaggio delle consegne. Osiamo contare su questi continuatori che seguiranno. Altri verranno dopo di noi – uomini che penseranno, lavoreranno e sentiranno come noi – e attingeranno a questa fiamma che abbiamo custodito e che rischiara con la sua Luce anche la notte più buia. Giacché l’antico sapere pitagorico già insegnava : Saprai come le cose passano e come similmente rimangono.

Ebbene, sulla base dei cinque punti della Fratellanza, il Rito simbolico Italiano, collegando la propria ragion d’essere all’insegnamento pitagorico ed alla necessità, per l’uomo, di un continuo perfezionamento, pone le basi per avere una visione armonica e globale dei rapporti dell’uomo con sé stesso, con i propri simili, con la natura, con l’universo.

La caratteristica del Rito altro non è, allora, se non la misura dinamica dell’interiore dell’uomo che si connota con il risveglio spirituale, riconducibile in ogni altro essere umano e nella vita latente in ogni forma.

Va da sé, allora, che il Rito Simbolico Italiano propugna un esoterismo fondato sulla centralità dell’uomo, teso alla rettitudine nel pensiero, all’operosità nella vita, alla libertà di costruzione nell’armonia.

Non si può prescindere, quindi, da un incessante lavoro che ognuno di noi deve compiere su se stesso, non rivolgendosi a ciò che appare, a ciò che è sensibile, ma a ciò che è nascosto in ogni cosa, poiché il processo iniziatico non è solo in funzione del proprio sé.

Se così fosse la via iniziatica si ridurrebbe al solo obiettivo di entrare nel proprio mondo interiore e sol in esso trovare la verità quale ragione ultima delle cose.

Ciò è accettabile solo se essa è affiancata da quella che fa riferimento alla totalità delle cose; cioè collegare il destino di ogni singolo uomo con quello dell’intera realtà. Solo così si compie un cammino che coinvolge il sé, il mondo, la realtà nella sua completezza.

Solo così si realizzano le massime: ” conosci te stesso e ama il prossimo tuo come te stesso “, perché l’indagare incessantemente conduce l’uomo ad un continuo esame introspettivo che, in ogni momento, ricrea se stesso, legandosi al divino che è in sé.

Solo così è possibile far sì che l’amore passi dal sentimento al servizio, poiché l’amore, in un corretto rapporto interpersonale è in grado di mettere a disposizione dei soggetti una grande quantità d’energia che si traduce in capacità d’irradiazione e di servizio; l’una all’interno del Tempio, l’altra all’esterno, come comportamento visibile.

La sintesi armonica che ne deriva, porta a prendere in esame le istanze, i bisogni, i sogni, le aspettative dell’uomo; i suoi doveri, i suoi diritti che, se realizzati, sanciscono l’unione tra cielo e terra.

L’essenza del Rito Simbolico Italiano ci pone un’altra profonda riflessione, quando si sancisce che non si ammettono privilegi di classi sociali e che si onora il lavoro in ogni sua forma; che i doveri devono essere uniformi per tutti e che ogni uomo deve partecipare, in ragione del proprio lavoro, al godimento dei prodotti, risultato di tutte le forze sociali poste in attività.

È un fatto politico? E’ destabilizzante? No, se viene inteso e posto in essere nella sua vera essenza, che altro non è se non il perseguire l’equilibrio – controllo di ognuno di noi su se stesso; di una forma di eggregorica che prende sostanza; di uomini che si ritrovano in una comune visione della vita.

Ebbene, così non è destabilizzante; è sublime perché è la vita.

Solo apprendendo ad amare e cercando di servire l’umanità vi è la completa realizzazione del simbolo, cioè dell’uomo.

Sul piano formale esso rappresenta un’ulteriore e conclusiva ricaduta verso la materialità della vita terrena; ma questa è soltanto un’apparenza, poiché l’ultimo incontro con la vita terrena è tale che avviene sotto l’illuminazione spirituale dell’intelletto ed ha lo scopo di realizzare la Suprema Armonia.

Il compimento della Grande Opera è, infatti, sulla terra ed il segreto della promozione di una vita superiore e quindi nel progresso del singolo, come dell’umanità, è nel grado di collaborazione di ciascun uomo.

Abbracciando, quindi, la propria coscienza a quella dell’umanità, ci troviamo di fronte ad un uomo che ha penetrato la massima con amore, con il lavoro, con il sacrificio.

Un uomo che, cosciente del suo valore e delle sue immense possibilità, si fa libero artefice e costruttore di sé stesso ed arbitro degli eventi della storia. Un mediatore tra cielo e terra che interpreta l’universo, le ragioni eterne ed immutabili che lo governano, le sue infinite bellezze.

È un uomo che abbraccia con l’intelletto, tutto il mondo in cui vive e cerca di conoscerlo attraverso lo studio ed il rispetto della natura e dei fatti umani, in modo da poter equilibrare la realtà ed essere creatore della propria vita.

È un uomo rinato, poiché gli è proprio un rinnovamento spirituale che si rinnova continuamente, nei suoi poteri mani, nei suoi rapporti con gli altri uomini … col mondo.

È un uomo cosciente che aspira all’equilibrio, all’armonia, consapevole che ciò si ottiene solo con il lavoro, con l’umiltà, con il sacrificio.

Vuole, però, conseguire anche quella felicità, quella serenità che è umanamente possibile, dà quindi il giusto valore anche agli interessi mondani, alla bellezza anche fisica, all’intelligenza, alla volontà, alla forza, al progresso.

Oggi, più che mai, quest’uomo è necessario; sta emergendo, sempre più fortemente, la consapevolezza che molti dei problemi che ci troviamo a dover affrontare, come uomini, potranno essere risolti non con mezzi militari o paramilitari, non col semplice mercato e quant’altro di semplicistico ed appariscente e futile, ma attraverso il dialogo, la giustizia sociale, un maggior rispetto della dignità umana, una più equa distribuzione della ricchezza, una più serena e non egoistica valutazione dei fatti.

Siamo una famiglia interconnessa ed i problemi del mondo che dobbiamo risolvere lo potranno essere soltanto a livello collettivo.

Ogni paese ed ogni persona dovranno portare i propri “doni” al tavolo dell’Umanità e noi anche, come catena di pensiero ed azione che ha ripreso il suo divenire.

Una Massoneria, la nostra, quella del Grande Oriente d’Italia, della quale siamo “sentinella” che dovrà essere sempre più l’immagine di una bussola che guida i viaggi, il cammino dell’uomo e che evoca l’idea dei valori e dei nostri principi, che devono guidarci nel nuovo secolo e nel nuovo millennio, man mano che la gente diventa sempre più interconnessa di quanto non lo sia mai stata in precedenza.

Se vogliamo raggiungere un nuovo livello di benessere e di pace per il mondo, dobbiamo imprimere maggior forza alla solidarietà invece dell’individualismo, all’onestà invece della corruzione, al rispetto e non al disprezzo, alla compassione invece dell’indifferenza.

L’Uomo Simbolico, che nel suo deambulare, cerca il dialogo con l’altro è il simbolo della curiosità e dell’avventura, qualità aperte anche all’imprevisto che portano alla scoperta di se stessi.

In definitiva noi dobbiamo essere Simbolo per tutti coloro che hanno a cuore il rapporto dell’uomo con il suo simile e con l’ambiente; un rapporto, all’inizio del terzo millennio, mai così potenzialmente promettente, eppure mai così drammaticamente pericoloso.

Tornare alle origini… il pensiero tedesco ha avuto il merito di avere proclamato nel mondo la necessità per l’uomo, di superarsi; ma esso ha fornito un modello di superamento che ne è la negazione; un ideale di potenza che è in netta contrapposizione con l’aspirazione costante dell’antichità e più propriamente del genio greco-latino: l’idea di perfezione.

Proprio per le caratteristiche della nostra Tradizione, il nostro ruolo deve essere fondamentale, di traino, nel mondo.

La Massoneria Italiana che ci vede Fratelli ed al tempo stesso Sentinelle, per effetto del proprio patrimonio, tipico del “mare nostrum”, fatto di profonda religiosità, di rispetto, d’umanità, di regole, di senso del dovere, può far sì che il globalismo tenda meglio a precisarsi come universalismo, come consapevolezza di un tutto intimamente unito che si propone come il vero volto dell’umanità e che porti in grembo il rispetto delle diversità e delle autonomie individuali, affinché il “tuo simile possa trarne giovamento e rientrare in quel ciclo vitale ed armonico che è la vita”.

Roma, 15 marzo 2003

Giovanni Cecconi
Grande Oratore
del Rito Simbolico Italiano