Scavare oscure e profonde prigioni al vizio: la dignità della persona viene lesa quando si utilizza il nostro simile per il soddisfacimento di un nostro piacere personale.
Uno dei vizi dell’essere umano è la lussuria, cioè il rapporto deformato con il corpo e la sessualità.
La sessualità è presente in ogni manifestazione della vita e la sua prima conoscenza da parte del bambino avviene, contemporaneamente, con la scoperta progressiva di sè e della differenza nella relazione con gli altri.
Quando emerge la sessualità, ossia la relazione con il proprio corpo e con quello degli altri, allora è possibile la deformazione, la deviazione.
L’eros è chiamato alla relazione, ma se quest’ultima è negata, il sesso si deforma in lussuria, patologia strettamente connessa alla gastrimarghia, perchè la voracità di cibo e quella sessuale affondano le radici nello stesso terreno.
Come l’ingordigia, anche la lussuria è un vizio del corpo, in cui sono coinvolti tutti i cinque sensi, attraverso una preparazione che inizia, normalmente, con la vista, l’odorato, l’udito, per concludersi con la gola ed il tatto.
La lussuria è un vizio dell’anima che nasce dal cuore, ma che va combattuta con la purificazione del cuore; ingordigia e lussuria sono vizi che indicano uno sviamento della percezione e un conseguente atteggiamento, che induce a ricercare il piacere per se stesso, il godimento fisico avulso dallo scopo al quale è legato.
Chi è preda del vizio, come si è detto, assolutizza la propria pulsione e nega la relazione con l’altro, la nostra polarità contraria; si perviene, infatti, ad una scissione della personalità del soggetto, in un ripiegamento su di sè, in cui l’altro è ridotto ad un oggetto del proprio desiderio deviato e dunque a cosa.
Le pulsioni erotiche, non più ordinate ed armonizzate nella totalità della persona, sfogano la propria natura caotica e selvaggia, fin a sommergere l’altro, all’atto; in altre parole, la lussuria si manifesta là dove il piacere sessuale è incapace di sottostare alle elementari regole della dignità propria e altrui.
Il piacere è, nell’uomo, godimento del mondo e il corpo dell’uomo è, per l’uomo stesso, fonte di piacere, in particolare di quello sessuale, che, per sua natura, tende all’eccesso.
Proprio per questo è necessaria una sua disciplina una faticosa purificazione degli istinti, un’unificazione del piacere con la relazione, con l’amore.
Se non si accede a tale disciplina, l’eros è ridotto alla genitalità o al piacere, con la conseguenza che, al posto del dono, c’è il possesso e che l’attrazione diventa violenza: così l’unità del corpo e della psiche viene tragicamente spezzata e, quel che è ancora più grave, l’altro finisce per essere usato come cosa e trasformato da soggetto di relazione a mero oggetto di consumo.
Eppure, questa passione nasce nello spazio armonico che ci sovrasta; il desiderio sessuale è santo, è un invito ad un cammino verso la comunione tra uomo e donna e il piacere, che è connesso al suo soddisfacimento, è sublime, e conduce all’estasi, perchè nell’amore ….
Il piacere sessuale è un fenomeno complesso, che non riguarda solo la genitalità e l’orgasmo, ma la persona intera, con tutti i suoi sensi; esso è l’epifania del dono di sè all’altro, è il coronamento dell’unione e, come tale è inscritto nella storia di un uomo e di una donna: appare nella pubertà ed è accompagnato dalla fecondità, per poi conoscere una stagione di diminuzione, fino alla sua estinzione….
Sessualità, quindi, legata ai soggetti ed alle loro storie d’amore.
Amare con purezza è il solco all’interno del quale si situa il cammino per giungere nel grembo dell’infinito ed apprendere l’arte di vivere, vivendo, anche, la sessualità in modo maturo, perchè, per accedere alla percezione dell’essenza del corpo, il proprio e quello altrui, occorre purezza di pensiero e di cuore, non dimenticando mai che il corpo è dimora del nostro tempio interiore.
Il Gran Maestro degli Architetti e Ser. Presidente del Rito Simbolico Italiano
Fr. Maestro Architetto Giovanni Cecconi
Aprile 2013