di Giuseppe Capruzzi, Gran Maestro On. del GOI
La transizione fra due sistemi nell’ordinamento costituzionale della Massoneria di Palazzo Giustiniani (1920-22)
La storiografia massonica va suscitando da più parti, sempre maggiore interesse, con il fine di approfondire gli eventi che hanno segnato, nel tempo, la storia della Istituzione.
Confluiscono, a questo fine, sia la esigenza di una più completa cultura massonica la quale integri la pur permanente rilevanza della letteratura filosofico-esoterica, quanto il bisogno di illustrare vicende e fatti la cui mancata conoscenza, ancora oggi, costituisce di sovente, motivo di incomprensioni ed equivoci nella stessa Comunione Massonica.
Nell’ambito di questo discorso, ci pare di particolare rilievo ricordare quanto avvenne nella Comunione Italiana, nel periodo – già, per altri versi, singolarmente travagliato – tra il 1920 ed il 1922, periodo in cui si verificò a nostro giudizio, la più incisiva “svolta” nel percorso storico della Massoneria Giustinianea. Intendiamo riferirci al ‘‘passaggio’’ della Istituzione regolare Italiana dal sistema, un tempo, comunemente chiamato della “piramide unica” a quello della netta ‘‘separazione’’ tra Ordine e Corpi Rituali.
La necessaria chiarezza comporta, però, un breve passo indietro.
Come è noto, la Massoneria – Scuola Iniziatica Tradizionale – (sorta nel 1717 in Inghilterra), si snoda nei tre Gradi Simbolici (Apprendista – Compagno – Maestro), i quali, costituzionalmente, sono espressi nella struttura dell’Ordine (nel nostro assetto Costituzionale, Grande Oriente d’Italia).
L’Ordine è la Massoneria Azzurra, la Istituzione come nacque alle fonti e fu creata alle sue origini, quella chiamata – se si vuole usare il termine anglosassone – CRAFT (= Arte). L’Ordine è, ancora, l’insieme del Fratelli in tutto il mondo, è la suprema espressione della universalità massonica.
Ma, nel mondo massonico, oltre all’Ordine, vi sono anche i Riti (storicamente sorti dopo), ossia “sistemi particolari” di diversi Gradi con autonome organizzazioni metodiche e strutture separate (1). Importante e rilevare che un Rito, per operare nel mondo muratorio, deve riconoscere la condizione massonica dei tre Gradi Corporativi.
Quando Domizio Torrigiani fu eletto Gran Maestro di Palazzo Giustiniani (23.6.1919), si trovò di fronte a due realtà di notevole rilievo: da una parte la realtà politica, molto complessa, con tutte le implicazioni che questa realtà comportava per una Gran Maestranza, in un Paese, come il nostro, in quel determinato periodo (2), dall’altra, una realtà di carattere interno, che perpetuava, per la Massoneria Italiana, errori di struttura in quanto la Comunione si presentava in maniera del tutto diversa ed abnorme rispetto al disegno internazionale, proprio intorno al corretto rapporto tra Ordine e Riti (3). A questo proposito – a nostro modesto giudizio – riteniamo che Torrigiani sia stato il Gran Maestro che ha lasciato una traccia particolarmente incisiva, attraverso la sua lezione muratoria, oltre che politica, nel mondo massonico del nostro paese (4).
Se infatti la realtà dell’incontro e scontro tra Massoneria e Fascismo, dopo alcune incertezze, pur oggetto di diverse interpretazioni, sfociò – come del resto era inevitabile – nella creazione di una legge di Stato la quale sostanzialmente soppresse nel 1925 la nostra Comunione (5) e tutto ciò, nonostante le nobili posizioni di resistenza del Gran Maestro – martire, l’altra realtà, quella interna, anch’essa vissuta compiutamente, e non certo senza traversie, si risolse con la totale riforma del sistema dei rapporti tra Ordine e Riti e con la parificazione della Comunione Giustinianea al sistema internazionale, nel giusto tracciato della Tradizione.
Sorsero così, le nuove “‘Costituzioni generali della Massonerta Italiana”, con cui si realizzò la piena aderenza alla fedele ed inappuntabile universalità muratoria, nel superamento della Costituzione del 1874.
Con il sistema adottato nella vecchia Costituzione, infatti, i Riti si erano praticamente introdotti, consolidandosi, nell’Ordine, e quindi anche nelle Officine, e da questo fatto derivava pure che il Corpo Rituale più forte (per numero) finiva per condizionare interamente, o quasi, la vita dell’Ordine.
Nella Costituzione dell’epoca, la Comunione risultava infatti conformata (art. 2) “dalle Logge professanti il Rito Scozzese Antico ed Accettato come da quelle che professano il Rito Simbolico Italiano”. L’Autorità Massonica nazionale era, così, “unica” e “sovrastava sia su Logge Scozzese” sia “su Logge di simbolici’’.
La soggezione dell’Ordine ai Riti e la fatale commistione fra le diverse strutture era tale, che si arrivava a sanzionare che “tutte le Logge devono fare le loro elezioni annuali nell’ultima decade del mese di giugno, alle norme prescritte dagli Statuti dei Riti (sic) di appartenenza”. Non basta: i rappresentanti dei Corpi Superiori del Riti esautoravano nei poteri, gli stessi Collegi del Maestri Venerabili dell’Ordine, al punto che, sinanche la demolizione di una Loggia esigeva il prevenivo ‘‘assenso’’ dell’Autorità Rituale di appartenenza (art. 43). L’Art. 49 della vecchia Costituzione traduceva poi in realtà, la totale sottomissione delle Officine dell’Ordine ai Corpi Rituali di ver¬tice. Nel governo dell’Ordine, i capi dei Riti avevano infine ingresso, non come semplici membri della Massoneria dei tre gradi, ma come rappresentanti, operanti dei Corpi Rituali, per cui il Gran Maestro, nel Mondo esterno, rappresentava in sostanza una struttura mista.
Lo scompiglio che ne derivava è facile intuire: sono di quel tempo, particolarmente incisive, le conseguenze che si evidenziarono particolarmente nel costume muratorio. Allora, un insignito di Grado superiore (nel suo Corpo Rituale) si sentiva nel diritto di dettar legge in Officina, imprimendo, con la sola presenza, interferenza nell’Ordine. Questo “‘costume ambientale – è stato detto (6) – non soltanto commetteva, ma imponeva la recitazione di parti prese a prestito” poiché al contempo, lo stesso Gran Maestro parlava per delega di una vera e propria parte impostagli dai Riti. C’e peraltro da chiedersi: come era sorta in Italia questa “abnorme” ibrida situazione?
Non mancavano, invero, le cause storiche, dovute all’influenza negativa impressa dal Bonapartismo, nel cui periodo, come e stato ben osservato (7), “Napoleone Bonaparte invece di proibire la Massoneria, come c’era da aspettarsi, furbamente mise il sodalizio al suo servizio. Il risultato – aggiunge lo stesso autore – è stato quello del dominio dei Riti sulla Massoneria pura, una anomalia, questa, che in Italia ha causato conseguenze sino, al ventesimo secolo”. Aggiunge ancora Stolper: … la Massoneria, nel 1805, fu data in ‘‘appalto’’ al Rito S.A.A.
L’anomalia fu bruscamente interrotta da Torrigiani il quale, eletto nel giugno 1919, appena un anno dopo, l’1.8.1920, (8) emanava il Decreto N. 97 con il quale, abrogandosi ogni diversa disposizione statutaria, venivano approvate le nuove Costituzioni Generali. Seguì a questo importante Decreto, quello N. 227 del 18. 12.1922 (si era già, in sede politica, sotto il pieno bersaglio del Governo Fascista), con cui (art. 1) ‘‘il Potentissimo Fratello Sovrano Gran Commendatore e l’Illustrissimo Fratello Presidente della Serenissima Gran Loggia del Rito, Simbolico Italiano, in rappresentanza dei rispettivi Alti Corpi Rituali, dichiarano di rinunciare a tutti quei privilegi che sono esistenti nelle vigenti Costituzioni del Grande Oriente d’Italia”.
L’attenta lettura di questo secondo documento, con la annotazione delle parti “cassate’’ e veramente utile, non soltanto per la maggiore comprensione dell’evento storico, ma anche per capire la reale dimensione della Gran Maestranza Torrigiani, rilevante, oltre che nel contesto politico, anche, e non meno, sul piano muratorio.
Vi è peraltro da registrare che, i motivi posti a fondamento della decisione di Torrigiani furono, al momento, diversi e notevoli.
A parte un sicuro orientamento personale del Gran Maestro nell’inserimento sempre più valido della Comunione Italiana nel più ampio contesto Internazionale (9), sussistevano indubbiamente altri elementi di valutazione che portarono a quella svolta storica.
In particolare vi era tutto il disagio derivato alla Comunione Italiana dalla scissione Scozzese di Piazza del Gesù del 1908, evento che aveva portato, sorprendentemente, ad un ‘‘equivoco’’ riconoscimento internazionale in favore degli scissionisti di Fera anziché del Rito Scozzese rimasto fedele al Grande Oriente.
Scrive in proposito Stolper, che “la situazione così creatasi diventò assai ambigua, soprattutto quando i Supremi Consigli del R.S.A.A. americano decisero di riconoscere quello di «Piazza del Gesu», mentre le Grandi Logge americane continuarono a riconoscere il Grande Oriente d’Italia. Palazzo Giustiniani”.
‘‘Nel dicembre 1921, la Gran Loggia dell’Alabama ritirò il suo riconoscimento del Grande Oriente (Palazzo Giustiniani), sulla considerazione che esso non era “… un corpo sovrano della Massoneria Simbolica, ma fortemente sotto la denominazione ed il controllo del Supremo Consiglio del Rito Scozzese …” Per evitare ulteriori disastri. finalmente, nel 1922, il Grande Oriente decise di scindere il suo, destino, da quello dei Riti …”. (10)
Ed aggiunge un testimone in prima persona, dell’epoca, Ottorino Maggiore: “Dopo, la guerra 1915-1918 la questione della costituzione giuridica del Gr. Oriente si rese ancora più stridente nel mondo massonico (aggravato dal continuo disconoscimento del Supremo Consiglio di Palazzo Giustiniani) per cui il Rito Simbolico Italiano proclamò la necessità che, per salvare il Grande Oriente fosse indispensabile che i Corpi Rituali di entrambi i Riti avessero rinunziato ai privilegi ed alle prerogative sulle Logge dei primi tre Gradi. Spiegabili resistenze furono alla fine superate e la Gr. Loggia dei Simbolici rinunciò ai privilegi sulle cento Logge dipendenti, cosi come fece il Supremo Consiglio dei 33°”. “Chi come me – aggiunse il Maggiore – ebbe la ventura di prendere parte alla riunione della Serenissima Gran Loggia ed all’Assemblea del Maggio 1920, non potrà dimenticare l’entusiasmo dei Fratelli di tutta Italia i quali vedevano, finalmente, la Comunione avviarsi verso una regolare sistemazione, nella quale le Logge dipendevano esclusivamente dall’autorità del Grande Oriente senza alcuna interferenza” (11).
L’opera di Torrigiani fu pertanto veramente degna dell’uomo, in quanto con il passaggio, dal sistema che potremmo anche chiamare ‘‘Napoleonico’’, a quello ‘‘tradizionale’’ di aderenza ed allineamento alle puntuali regole della Comunione Internazionale, tutte le Officine venivano finalmente liberate dalla soggezione dei Corpi Rituali e cadeva cosi la vecchia paradossale impalcatura: anche se vi è da aggiungere, che tutto questo rinnovamento costò molto, a uomini – anche di rilievo – purtroppo abituati nella Comunione ad uno stantio quanto abnorme costume che si atteggiava con le inevitabili deformazioni, a quel non corretto sistema.
Riemergeva così, sul solco della pura Tradizione, la nuova conformazione Istituzionale, poi ribadita nei successivi atti del Grande Oriente, sino all’ultima Costituzione, la quale ne ricalca incisivamente e fedelmente il tracciato.
La Costituzione firmata da Torrigiani, fu quindi l’inizio di una autentica svolta storica per la Comunione Massonica Giustinianea.
Tuttavia questo percorso, appena tre anni dopo, fu duramente interrotto dal Governo Fascista, il quale – sullo sfondo delle ostilità ormai puntuali verso Torrigiani (12), dava pieno compimento alle lunghe persecuzioni di quegli anni, e le Officine – per l’intervento della “Loggia di Stato” – furono costrette, nel 1925, a sospendere in Italia i loro Architettonici Lavori.
Il percorso fu riassunto, soltanto nel dopoguerra, con la ripresa dei Lavori, e la riforma Torrigiani, riprodotta con sempre maggiore fedeltà, nelle successive Costituzioni Massoniche, rappresentò la premessa per il riconoscimento della Comunione Giustinianea da parte delle maggiori Obbedienze Estere, nel segno della Tradizionale regolarità Massonica.
NOTE:
- Per la identificazione delle caratteristiche dei Riti rispetto all’Ordine, quest’ultimo a carattere universale i primi a carattere diverso e particolare, ci sembrano di insuperabile rilievo le argo-mentazioni di un grande massone, Arturo Reghini (cfr. A. Reghini: “Considerazioni sul Rituale dell’Apprendista Libero Muratore”, Ed. Studi Iniziatici, Napoli; nonché dello stesso autore: “Il carattere fondamentale delle Costituzioni originarie della Libera Muratoria”, in Acacia Massonica 1947, Ed. Bastogi 1985, pag. 66).
- Nel marzo precedente alla elezione di Torrigiani, Mussolini aveva fondato il movimento dei “Fasci di combattimento” mentre nel dicembre dello stesso anno (1919), D’Annunzio occupava Fiume e vi stabiliva il proprio potere. Per una più ampia consultazione sul rapporto tra Fascismo e Massoneria, rimandiamo ai testi di Esposito: “La Massoneria e l’Italia dal 1800 ai nostri giorni”, Ed. Paoline 1962; e A.A. Mola: “Storia della Massoneria italiana dall’unità alla Repubblica”, Bompiani 1976; ed ancora: Leti, “La verità sul fascismo e la Massoneria in Italia”, in Rivista Massonica n. 6 – settembre 1967, pag. 178; ed infine: Luigi Campolonghi: “Ricordo del G. M. Domizio Torrigiani”, in Acacia Massonica 1947, pag 101.
- Vale ricordare che fra le regole internazionali del riconoscimento (Basic Principles for Grand Lodge Recognition) vi è quella che ogni Gran Loggia deve essere “sovrana ed indipendente” e deve praticare soltanto i Gradi simbolici (Apprendista, Compagno, Maestro) con giurisdizione “esclusiva ed assoluta”su di essi.
- Cfr. Capruzzi: “La lezione storica di Domizio Torrigiani”, in Rivista Massonica anno 1979 n. 5.
- Interessanti a questo proposito le Relazioni alla Camera dell’On. Bodrero (1925) ed al Senato del Sen. De Cupi, (1925), in Bellomo: “La Massoneria universale dalle origini ai nostri giorni”, Ed. Forni, Bologna 1929, pag. 313-319.
- Gamberini: “Attualità della Massoneria – contenti gli operai?”, Longo Ed., pag. 196.
- Stolper: “Argomento Massoneria”, Ed. Brenner. Cosenza 1981. pag. 79.
- “Costituzioni Generali della Massoneria Italiana”, approvate dall’Assemblea Generale nel 1920.
- Imporrante il discorso, in lingua francese, di Torrigiani alla Gran Loggia di New York del 2/5/1923, per la unità delle Massonerie Universali (Roma, La Poligrafica Nazionale).
- Stolper: “Argomento Massoneria”, Edizioni Brenner, Cosenza 1984.
- Ottorino Maggiore: “Il Rito Simbolico nella Comunione Italiana”, Rivista Lumen Vitae, N. 5. Maggio 1951.
- Queste ostilità, portarono poi nell’aprile 1927 all’arresto del Gran Maestro ed alla sua confinazione a Ponza, e si conclusero nel silenzio del Paese, alla sua morte, il 1932.
Articolo pubblicato da Hiram, Rivista massonica, n° 03 marzo 1987, Edizioni Erasmo, Roma.