Disse Mazzini al Parlamento:
prendere Roma che ora è tempo
non vi lasciate lusingare
con poca forza si può pigliare
e Garibaldi tentò la sorte:
vogliamo Roma oppure la morte
e con la forza dei garibaldini
hanno distrutto tutti i papalini.
Quando son morto mi brucierete
e le mie ceneri conserverete
le porterete sulla smarrita
sotto quel salice della mia Anita
e Garibaldi tentò la sorte
La
speranza che Mazzini possa entrare in Roma dopo la
proclamazione della Repubblica Romana, avvenuta il 9
febbraio 1849, e la difesa delle armate affidate a
Garibaldi ha ispirato questi versi raccolti nei circoli e
nelle poche osterie rimaste nelle campagne della Romagna.
Il sapore tipicamente popolare , le semplici strofe
racchiudono però in sé tutto l’amore e l’ammirazione per
gli eroi del Risorgimento. Dopo la fuga di Pio IX, la
spinta ad una svolta rivoluzionaria venne proprio dal
movimento democratico delle province. Il 13 dicembre 1848,
a Forlì, si riunirono i circoli di Ferrara, Ravenna,
Bologna, Faenza, Bagnacavallo, Lugo, Russi, Cesena,
Rimini, Pesaro, Fano, Senigallia e della stessa Forlì.
Dichiararono senz’altro che poiché il papa era fuggito la
monarchia costituzionale dovesse considerarsi finita. Di
fatto era l’accettazione della linea politica di Mazzini:
“Pio IX è fuggito – aveva scritto agli amici romani – la
fuga è un’abdicazione: principe elettivo, egli non lascia
dietro di sé dinastia. Voi siete dunque di fatto
repubblica perché non esiste per voi, dal popolo in fuori,
sorgente d’autorità”. In Romagna c’era la Legione dei
volontari di Garibaldi che andò poi a Roma a mettersi al
servizio del governo. Come è noto, caduta la Repubblica
Romana con l’entrata dei francesi il 3 luglio 1849,
Garibaldi, che voleva recarsi a difendere Venezia,
attaccato, sbarcò tra Magnavacca e Volano e si rimise in
marcia. Ma tra Ravenna e Comacchio, il 4 agosto, dovette
fermarsi: Anita, che aspettava il quinto figlio, stava
malissimo. Fu ricoverata in una casa di contadini, la
fattoria Guiccioli nel podere delle Mandriole. Garibaldi,
braccato dagli Austriaci, disperato, deve fuggire
immediatamente dal luogo. Nel 1859 le spoglie di Anita
sono per volontà di Garibaldi trasportate a Nizza; oggi
riposano tumulate nel monumento innalzatole sul Gianicolo
nel 1932.
La morte
di Anita, di Fabbri
(Museo del Risorgimento di Firenze)
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