El ejército dei Ebro,
rumba la rumba la rumbambà,
una noche el rio pasò,
ay, Carmela, ay,
Carmela!
Y a las tropas
invasoras
rumba la rumba la rumbambà,
buena paliza le diò
jay! Carmela, ay!
Carmela.
Los moros que trajo
Franco
rumba la rumba la
rumbambà
en Madrid quieren
entrar
jay! Carmela, ay!
Carmela
mientras quede un
miliciano
rumba la rumba la
rumbambà
los moros no pasaran
jay! Carmela, ay! Carmela
El furor de los traidores
rumba la rumba la rumbambà
lo descarga su aviaciòn
jay! Carmela, ay! Carmela!
pero nada pueden bombas
rumba la rumba la rumbambà
donde sobra corazòn
jay, Carmela, ay! Carmela!
1938
I
repubblicani spagnoli e le brigate internazionali
accorse in loro aiuto si apprestano allo scontro finale
e decisivo contro i nazionalisti spagnoli guidati dal
generale Franco ed appoggiati dal fascismo
internazionale.È la battaglia dell’Ebro, che ha inizio
il 12 luglio 1938. “Oggi in Spagna, domani in Italia”
proclama a Radio Barcellona Carlo Rosselli.
Nell’offensiva dell’Ebro, i repubblicani riescono a
penetrare in territorio nemico per circa quaranta
chilometri, ma poi la superiorità di mezzi, soprattutto
aerei ed artiglieria, dei falangisti (i mori sono le
truppe marocchine del geneerale Franco) li costringe a
ritornare alle basi di partenza. Il 23 dicembre del ‘38,
dopo avere riorganizzato i reparti e raggruppato
notevoli quantitativi di scorte e mezzi, l’esercito
nazionalista scatena, da sud verso nord, l’offensiva
finale dell’Ebro per conquistare la Catalogna.
L’avanzata, pur contrastata dalle residue forze
repubblicane della regione, oramai prive di armamento
pesante, scardina uno dopo l’altro tutti i centri
difensivi avversari posti a difesa del grande fiume.
L’esercito dell’Ebro, fuori dalla Spagna, venne
considerato un miracolo e stupì il mondo, perché si
mostrò capace di compiere l’operazione più importante e
più lunga di quella guerra, per quanto la più
sanguinosa.
Le
parole appassionate e la musica incalzante di questa
canzone esprimono la disperazione e la fiducia che
contemporaneamente dovevano albergare nel cuore di quei
giovani che si rendevano ormai conto dell’impossibilità
dell’impresa di vincere ma andavano incontro alla morte
per una causa giusta che avrebbe certamente vinto e
fatto trionfare le generazioni del futuro.
A
questa speranza si riferirà il Presidente della
Repubblica spagnola, il Fratello Manuel Azaña, nelle
parole finali del discorso pronunciato sei giorni dopo
l’inizio della battaglia dell’Ebro, a Barcellona: “ad
altre generazioni che si ricorderanno, se talvolta
sentono che gli bolle il sangue iracondo e se talvolta
il genio spagnolo torna ad infuriarsi con intolleranza e
con odio e con appetito di distruzione, di pensare ai
morti e di ascoltare la loro lezione: quella di quegli
uomini che sono caduti inferociti nella battaglia
lottando magnanimamente per un ideale grandioso e che
ora, coperti nella terra materna, non hanno oramai odio,
non hanno oramai rancore, e c’inviano, con gli scintillî
della loro luce, tranquilla e remota come quella di una
stella, il messaggio della patria eterna che dice ai
tutti i suoi figli: Pace, Pietà e Perdono”.
Canzone popolare di autore ignoto (in un’altra versione
Carmela diventa Manuela) “El ejército del Ebro” è
l’unica canzone non in italiano di questa piccola
antologia. Ne forniamo perciò la traduzione:
L’esercito dell’Ebro, / rumba la rumba la rumbambà,/ una
notte passò il fiume,/ ahi Carmela, ahi Carmela! / E
alle truppe degli invasori,/ rumba la rumba la rumbambà,/
diede una bella batosta/ ahi Carmela, ahi Carmela! / I
mori che Franco s’è trovati,/ rumba la rumba la rumbambà,/
vorrebbero entrare in Madrid,/ ahi Carmela, ahi Carmela
/ Ma finché rimarra un miliziano,/ rumba la rumba la
rumbambà,/ i mori non passeranno/ ahi Carmela, ahi
Carmela. / Il furore dei traditori,/ rumba la rumba la
rumbambà,/ lo vomita la loro aviazione,/ ahi Carmela,
ahi Carmela / Ma nulla possono le bombe,/ rumba la rumba
la rumbambà,/ di fronte al coraggio./ ahi Carmela, ahi
Carmela.
La
fanteria repubblicana all’attacco, dopo aver guadato il
fiume Ebro
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